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Di Cosmo: “Con il software libero la Pubblica amministrazione francese dà lavoro a 500mila persone”

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Libero, sicuro, perenne: il free software potrebbe essere la risposta alle lungaggini della Pubblica amministrazione italiana. E un passo avanti in tal senso è stato già fatto, con la pubblicazione delle Linee guida sull’acquisizione e riuso del software, che dai primi di aprile consente agli uffici pubblici di condividere i programmi che utilizzano sotto licenza libera. “Ma il problema non è né giuridico né economico: abbiamo bisogno di dirigenti con la volontà e le competenze necessarie per trascinare il settore pubblico verso un uso più efficiente delle tecnologie”, ha spiegato Roberto Di Cosmo, computer scientist italiano che vive in Francia da trent’anni, dove si occupa di rendere più efficiente e “libero” il parco software della pubblica amministrazione, e che il 14 maggio è stato ospite del Politecnico di Torino per un evento organizzato dal Centro Nexa.

“In Francia tutto è iniziato dai requisiti imposti dai dirigenti per gli appalti che riguardano i software, che prevedevano un tempo di risposta per eventuali problemi di sole quarantotto ore, risultato molto più facile da ottenere sul software libero”, ha spiegato Di Cosmo. Ma cosa si intende quando si parla di software libero? Secondo la definizione che ne dà la Gnu foundation, nata appunto per sostenerne la diffusione, si tratta di “software che rispetta la libertà degli utenti e la comunità. In breve, significa che gli utenti hanno la libertà di eseguire, copiare, distribuire, studiare, modificare e migliorare il software”. Una simile architettura, oltre a favorire la nascita di nuove aziende che impiegano migliaia di programmatori, è in grado di lavorare in tempo reale sulle richieste della Pubblica amministrazione, ed è replicabile da un ufficio all’altro grazie alla libertà di consultazione dei codici dai quali è composto. Ne è un esempio il Project Copernic, con il quale l’amministrazione francese ha deciso di ammodernare radicalmente il sistema tributario del Paese. “Uno dei vantaggi più grandi riguarda la libertà d’azione della Pa rispetto alle licenze software: non ci si deve confrontare con grandi corporation che cambiano i termini contrattuali a loro piacimento, o con aggiornamenti di sistema che richiedono ogni volta l’acquisto di nuove licenze su tutti i programmi”, ha spiegato Di Cosmo.

I numeri

In termini di investimenti, il mercato del free software francese è passato da un volume d’affari di 400 milioni di euro nel 2006 a quasi 4 miliardi nel 2013. Oggi in Francia si contano 4462 imprese che garantiscono 50mila posti di lavoro qualificati nel settore. Tutto questo senza che vi fosse un peso sostanziale sulle casse dello Stato: “I costi di transizione non sono un’esclusiva del software libero, ma si verificano ogni qualvolta venga fatto un aggiornamento. Ed è proprio quando la migrazione è prevista comunque che si deve valutare il passaggio al software libero. Mettere in piedi un sistema nuovo, riscrivere i manuali e formare il personale ha ovviamente un costo. Anche il passaggio da Windows Xp a una versione successiva ha pesanti costi di transizione, ma se invece si avvia una migrazione verso il software libero, questo viene ripagato sul lungo termine”. L’esempio concreto lo offre proprio il Project Copernic, che a fronte di uno stanziamento di un miliardo di euro in dieci anni, ha permesso di ridurre a un decimo i costi di mantenimento e formazione sostenuti dal Ministero delle finanze francese.

RAFFAELE ANGIUS

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