Il record non è certo tra i più ambiti: da ieri, 26 aprile, il Piemonte è la prima regione per positivi al coronavirus in rapporto al numero di abitanti. I dati: 355,9 casi ogni 100mila abitanti, più del doppio della media Italia di 175,4. Al secondo c’è la Lombardia, con 342,7, seguita dall’Emilia Romagna (276,9), dalla Liguria (221,5) e dal Veneto (192,3).
Non è semplice per chi non è esperto orientarsi nella miriade di dati forniti in queste settimane. Ci aiuta Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi).
Cosa pensa del nuovo primato piemontese?
“Due note, una positiva e un’altra negativa. Innanzitutto stanno scendendo i contagi delle altre regioni: il Piemonte diventa primo perché calano gli altri. Per non creare allarmismo dobbiamo precisare che quella che vediamo non è la situazione disastrosa in cui si è trovata ad esempio la Lombardia.
Al tempo stesso, i numeri dicono che mentre nelle altre regioni la curva del contagio è in via di stabilizzazione, qui è abbastanza dritta, cioè sta salendo in modo molto lineare se si guarda l’andamento dei casi plausibili, non quelli che escono dal conteggio ufficiale”.
Cosa intende per dati plausibili?
“Se si prende in considerazione il dato di 2823 deceduti, il tasso di letalità apparente è dell’11% dei contagiati ma ovviamente non è così, perché sappiamo che di coronavirus muore circa l’1% dei malati. Questo significa che ci sono tanti sommersi, dato molto importante per prepararsi nella maniera migliore possibile alla Fase 2.
Facendo il calcolo inverso, partendo dal numero dei deceduti, ricaviamo quello dei sommersi, e in questo caso la curva è leggermente più piatta: continua a crescere parecchio ma non a dismisura. In sostanza altre regioni hanno dati nettamente migliori, mentre il Piemonte sta ancora facendo fatica. Secondo i miei calcoli, è la sesta regione per prevalenza: la mia stima media è che il contagio sia pari al 5% della popolazione”.
Come se lo spiega?
“Un’interpretazione possibile è che ci fossero casi nascosti che stanno emergendo. Un’altra, che mi sembra più plausibile, è che il contagio non sia ancora ben assestato e controllato sul territorio. La ragione non è nota, ma la sensazione è che a differenza di altre regioni che hanno avuto uno stress sanitario enorme, come la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Liguria e le Marche, questo in Piemonte non si è verificato ma la crisi si trascina di più”.
??? #Covid_19: si avvicina #FaseDue.
La differenza nello stato di saturazione delle terapie intensive regionali, tra il 29 marzo e oggi.
Dal 60% di occupazione, con diverse Regioni al limite, al 27% di oggi.
In alcune Regioni (Liguria e Lombardia) siamo ancora sopra al 40%. pic.twitter.com/pXiHRCrod9— Matteo Villa (@emmevilla) April 26, 2020
Quali le possibili conseguenze?
“Se da un lato è buon segno, perché fa capire che l’isolamento della Fase 1 è stato utile a evitare il peggio, nella Fase 2 servirà invece molta più prudenza, perché probabilmente quando si allenteranno le misure di contenimento i contagi cresceranno parecchio”.