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Coronavirus: il punto del presidente della Sima Alessandro Miani

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Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan, distretto nel cuore della Cina, ha segnalato un gruppo di casi di polmonite a eziologia ignota nella città di Wuhan, importante polo commerciale attraversato dal Fiume Azzurro e dal Fiume Han nella provincia di Hubei.
La maggior parte dei casi avrebbe un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud del paese, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.
Il nuovo virus è stato individuato in Thailandia, Corea del Sud, Giappone e Taiwan ma anche negli Stati Uniti. Ad oggi in Cina sono stati confermati 440 casi di contagio e nove morti. A comunicarlo in una conferenza stampa è stato  il viceministro della Commissione nazionale di sanità cinese Li Bin, come ha riportato la Bbc e la Cnn.
Al virus di Wuhan – noto anche come 2019-nCoV- l’Organizzazione Mondiale della Sanità dedicherà oggi a Ginevra una seduta straordinaria per valutare le misure da adottare. Alessandro Miani, presidente Società Italiana Medicina Ambientale (SIMA), ai microfoni di Futura News ha fatto il punto sulla situazione.

Partiamo dall’inizio. Coronavirus. Di che si tratta?

“Coronavirus è una famiglia di virus. Il nome deriva dalla sua forma microscopica che ricorda, appunto, una corona circolare. Di questa stessa famiglia fanno parte tanti virus. Alcuni  di questi, in passato, hanno indotto epidemie e decessi. Il virus responsabile della Sars – sindrome respiratorio acuta grave – e della Mers – sindrome respiratoria medio-orientale – hanno provocato, entrambi, tra le 700 e le 900 vittime. Volendo paragonare l’epidemia Sars con quella oggi in corso, la prima ha avuto una mortalità del 10%, la seconda, oggi, si aggira intorno al 2%. Lo dico anche se avanzare statistiche in tal senso non è mai bello”.

Quali sono le specificità di questa forma di virus?

“Si tratta di un virus resistente al freddo. Si diffonde su brevi spazi e a contatti ravvicinati. Come per il virus del raffreddore, della comune influenza, i sintomi sono tosse secca, febbre (anche molto alta), difficoltà respiratorie e, appunto, raffreddore. Da qui poi possono sorgere polmoniti e broncopolmoniti, anche fatali”.

Ci sono soggetti più sensili al contagio?

“Certamente. Bambini – che hanno una frequenza respiratoria maggiore e non dispongono di un sistema immunitario completamente formato -, anziani – magari con patologie pregresse e/o croniche in corso – , individui immunodepressi, persone già malate. Ma anche i forti fumatori, perché convivono con una infiammazione costante delle vie respiratorie”.

È vero che si tratta di una forma di virus il cui dna è già stato sequenziato?

“In parte. Non è stato completamente sequenziato. Ma, come ha detto il medico e accademico Pier Paolo Sileri, rispetto alla Sars in questo caso il governo cinese e le autorità sanitarie cinesi hanno dato comunicazione immediata del virus. Quindi, dal punto di vista internazionale, Europa compresa, si è potuto subito agire sia per l’individuazione del reale focolaio di partenza del virus sia per analizzare la sequenza del Dna del virus stesso. Dunque si sta già lavorando in maniera fattiva e collaborativa, a livello globale, per contenere il focolaio epidemico. Questo è necessario per scongiurare il rischio di una pandemia”.

Cosa sappiamo dell’origine di questa forma di virus?

“Il focolaio iniziale è stato individuato nel mercato del pesce di Wuhan. Probabilmente, dunque, è di origine acquatica. Questo ceppo della famiglia coronavirus colpisce sia gli animali sia l’uomo. Normalmente riguarda gli animali e poi viene trasmesso a noi. Il primo contagio è avvenuto così. Ma il virus è molto mutevole, si adatta al nuovo ospite con facilità. Proprio per questo ora siamo già passati alla fase in cui il contagio avviene direttamente tra gli uomini”.

Quali sono le precauzioni per scongiurare il rischio di contagio?

“Il distretto di Wuhan conta circa 11  milioni di abitanti. Ad oggi gli ammalati sono diverse centinaia e i decessi sono stati meno di dieci. Tuttavia, a meno che non sia strettamente necessario è meglio evitare un viaggio in quel distretto. Soprattutto se si è già ammalati. Questa, direi, come precauzione di massima. Altre, di carattere generale, sono quelle attivate a livello europeo ma anche a livello italiano. Presso l’aeroporto di Fiumicino, l’unico ad avere collegamento diretto con l’aeroporto di Wuhan, tra oggi e domani verranno installati degli scanner per valutare la temperatura corporea dei soggetti, e identificando così lo stato febbrile. Poi, ovviamente, è bene seguire le buone pratiche di igiene personale: lavarsi le mani, proteggere le alte vie aeree – naso e bocca – con mascherine o sciarpe, specialmente se si è raffreddati”.

L’Italia presenta dei casi di contagio?

“No, non è stato rilevato alcuno caso di contagio nella nostra Penisola. A meno che la riunione del comitato sicurezza dell’Oms, in programma per oggi, non smentisca ciò o non proponga linee guida diverse,  non c’è nessun tipo di pericolo. Ovviamente, l’Europa ha avvertito di aver “alzato il livello di guardia”. Ma si tratta di una prassi normale che si basa sulla sana consapevolezza che prevenire è certamente meglio che curare. Ma, è bene ricordarlo, nella realtà dei fatti oggi l’influenza miete più vittime di questa ultima forma di coronavirus”.

Contro il coronavirus non esiste un vaccino né un trattamento specifico. È così?

“Esattamente. E, per altro, gli antivirali tradizionali non agiscono perché a questo virus manca una specifica proteina, quella sensibile, appunto, agli antivirali.

Sono stati attivati degli studi per trovare una cura?

Ovviamente, immagino, che siano già partiti degli studi indirizzati a trovare una soluzione, proprio come avvenne per la Sars. Quindi o una immunoprofilassi – la quale, però, necessita di un soggetto malato resistente – oppure un vaccino. Alcuni virologi italiani e internazionali parlano di poche settimane per ottenerli. Altri, invece, hanno riferito di grande difficoltà nel fare previsioni. Hanno parlato anche della necessità di urgenti stanziamenti per procedere con gli studi”.

RICCARDO LIGUORI