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Agroinnova: il progetto di Unito spiega il potere delle piante

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Il 2020 è stato proclamato dalle Nazioni Unite International Year of Plant Health (Iyph), l’anno internazionale della salute della piante. Per l’occasione Agroinnova –  il centro di  competenza dell’Università di Torino nato nel 2002 con lo scopo di fare ricerca di base e applicata e  trasferimento tecnologico, comunicazione e formazione permanente in campo agro-ambientale e agro-alimentare – si è impegnato ad organizzare un evento ad hoc. 

Il Festival Plant Health 2020, interamente dedicato alla salute delle piante, è la manifestazione prevista in agenda dal 4 al 6 giugno proprio a Torino. A causa della pandemia Maria Lodovica Gullinola forma in cui questa celebrazione avverrà è ancora tutta da definire. Ne abbiamo parlato con Maria Lodovica Gullino, direttrice del centro. 

Partiamo dall’inizio, Agroinnova. Di cosa si occupa questo centro di competenza? 

Siamo patologi vegetali. Ci occupiamo di salute delle piante e lavoriamo con un comitato scientifico internazionale che comprende ricercatori pubblici e privati che operano anche in altri ambiti: economisti, giuristi, chimici, medici, entomologi, enologi, esperti di ambiente. Una formidabile rete che ci permette di rispondere con grande efficienza a bandi internazionali per costruire progetti ad ampio respiro. Agroinnova ha sempre prestato molta attenzione anche al trasferimento tecnologico, svolto a livello internazionale e nazionale e alla comunicazione, anche in tempi in cui si credeva che i ricercatori dovessero restare chiusi in una torre di avorio. Senza mai “sporcarsi” le mani”.

Che contributo può dare questo ente nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo oggi? 

Agroinnova ha maturato negli ultimi dieci anni – coordinando sette progetti finanziati da Commissione Europea e Nato sul tema della biosicurezza – una grande esperienza nel campo della prevenzione delle epidemie in ambito fitosanitario. I patogeni delle piante, così come quelli dell’uomo e degli animali, non hanno confini. Soprattutto per effetto della globalizzazione e dei cambiamenti climatici, i patogeni delle piante si spostano con grande velocità – la stessa dei mezzi di trasporto – da un continente all’altro. 

Attraverso quali canali avviene questo “movimento”?

Con le cosiddette quattro T: trade (commercio), turism (turismo), transportation (trasporti), travel (viaggi). Abbiamo molti esempi di epidemie nel nostro ambito disciplinare: dalla peronospora delle patate che a metà 1800 causò carestie, morti e migrazioni in Irlanda alla ben più recente Xylella sull’olivo, che ha provocato danni economici e ambientali notevoli in Puglia.

In occasione dell’Anno internazionale della salute delle piante, come avete pensato di sensibilizzare i cittadini su un tema complesso come questo? 

Agroinnova, anche per il ruolo svolto dal suo direttore come Presidente di Società scientifiche internazionali e nazionali,  si è fortemente impegnata, con l’aiuto di Regione Piemonte e Città di Torino, per portare a Torino e all’Università di Torino una serie di eventi culturali e scientifici sul tema della salute delle piante, considerata nell’ottica di salute circolare, destinati al grande pubblico.  Il momento culminante delle celebrazioni è rappresentato dal Festival Plant Health. In questo momento non sappiamo ancora se riusciremo ad organizzarlo come previsto. Ma già ci siamo attivati per essere comunque presenti, raggiungendo il grande pubblico. Il Festival sarà sicuramente fruibile almeno in forma digitale (con un sito web, una pagina Facebook e un profilo Instagram). Racconteremo storie, temi e attività che metteranno “Le Piante, al Centro”, come suggerisce lo slogan promozionale. Il nostro augurio è che rimanga, con il supporto della Rete, un momento di condivisione per la Città e per Regione su temi che ci stanno a cuore. In questo anno un po’ speciale, in tutti i sensi.

Qual è la rete di collaborazione che vi ha permesso di dare vita a questo progetto? 

Innanzitutto Città di Torino e Regione Piemonte, che da quando siamo partiti nel 2017 ci hanno motivato e sostenuto nella pianificazione e nella costruzione di una rete locale di cui siamo molto orgogliosi. Poi UniTo – che è la nostra “casa” – è parte attiva del progetto. Proprio per questo la sede prevista per il Festival è il cortile del Rettorato, cuore nevralgico della cultura.

Desideriamo, pertanto, confermare la nostra volontà a promuovere e consolidare la Rete che abbiamo costruito in questi mesi. Lo facciamo con grande spirito e voglia di lavorare, con l’intenzione, da parte nostra, di tenere forte il focus sulla comunicazione che nasce dalla ricerca.

Ci teniamo a ricordare tutti quanti hanno aderito alle nostre riunioni preliminari: Accademia Albertina delle Belle Arti, Assemblea Teatro, Associazione Dimore Storiche Italiane, Castello di Masino (Fondo Ambiente Italiano), Castello di Pralormo (Messer Tulipano), Centro per l’Unesco di Torino, CinemAmbiente, Circolo dei Lettori, Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Torino, Dipartimento di Informatica (Unito), Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (UNITO), Donne per la difesa della società civile (San Salvario ha un cuore verde), Fondazione Cosso, Monferrato Green Farm, Museo A come Ambiente, Museo della Frutta, Musei Reali di Torino, Museo Nazionale della Montagna, Orto botanico (Unito), Palazzo Madama, Polo del ‘900, Rete orti metropolitani torinesi, Salone Internazionale del Libro di Torino, Società Orticola del Piemonte (Flor Torino e Bardonecchia), Tangram Teatro di Torino, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Unicef Piemonte.

Le aziende e le associazioni che hanno ritenuto valido promuovere il progetto originale: Confagricoltura Piemonte, Creostudios, Edagricole, Gtt, Guido Gobino, Iren, Mcl graphic, Novamont, Smat, Tekla Studio, Torino Magazine, Turin Garden.

Quali contributi può dare una maggiore informazione su sostenibilità, cambiamenti climatici e ambiente per la salute di tutti noi?

Oggi si parla molto di sostenibilità, a tutti i livelli. Spesso lo si fa in modo superficiale o un po’ ingenuo. Soprattutto quando si parla di agricoltura, descrivendo un’agricoltura tipo “Mulino Bianco”. È importante che il pubblico sia informato che nei diversi ambiti la sostenibilità deve essere economica, ambientale, sociale e che spesso ci vuole un grande impegno e sforzo da parte di tutti per raggiungerla. Gli effetti dei cambiamenti climatici li stiamo sentendo e vivendo a più livelli e in ogni ambito bisogna mettere in atto interventi di mitigazione. Agroinnova lavora da 15 anni, nell’ambito di grossi progetti internazionali, per studiare proprio l’effetto dei cambiamenti climatici sulle piante e sulla loro salute. 

Per meglio simulare scenari futuri abbiamo progettato e costruito avanzatissimi fitotroni, vere e proprie macchine del tempo, dove facciamo vivere alle piante le condizioni che potrebbero verificarsi tra 50-100 anni, in termini di temperature e di concentrazione di anidride carbonica.  Le informazioni che otteniamo da questi esperimenti ci orientano nella scelta delle migliori strategie di mitigazione.

Che cosa ci sta insegnando questa pandemia?

Intanto che dobbiamo essere meglio preparati ad affrontare le emergenze, di qualsiasi tipo esse siano. In inglese si parla di “preparedness” che consente di mettere in atto sistemi di prevenzione e pronto intervento. Perché prevenire è sempre meglio che curare. 

Un altro grande insegnamento è che bisogna investire di più nella ricerca, in tutti gli ambiti. Il nostro Paese investe troppo poco. Se, a pandemia conclusa o almeno limitata, sapremo valutare con umiltà quanto è stato fatto, ne usciremo più forti e capaci di meglio affrontare eventuali e non probabili pandemie future. 

Infine, la consapevolezza che nella fase di ricostruzione che ci attende dovremo sapere ridisegnare alcuni aspetti della globalizzazione. Che non può essere cancellata ma che deve essere ripensata. E in questo il concetto di salute circolare, che parte dalla salute dell’ambiente e delle piante per arrivare a quella degli animali e dell’uomo, ci dovrà guidare. Come vede, si torna al tema del Festival Plant Health.

RICCARDO LIGUORI