La pandemia coronavirus aumenta il consumo di notizie sui media. Tutti cercano informazioni sul virus e a dimostrarlo sono i dati degli accessi ai principali siti d’informazione e degli ascolti dei telegiornali. Sommando gli ascolti Auditel dei notiziari dei principali canali televisivi si registrano 4 milioni di spettatori medi in più.
Ne abbiamo parlato con Pier Luca Santoro, fondatore di DataMediaHub, think tank su editoria e digitale: “C’è stato un incremento significativo nella fruizione dell’informazione. Secondo gli ultimi dati diffusi da Audiweb, relativi alla settimana che va dal 2 all’8 marzo scorso, il numero medio degli accessi per tutto il segmento dell’informazione è salito del 50%”.
Tantissimi gli accessi anche alle principali testate italiane online: La Stampa è cresciuta del 109%, La Repubblica del 60%, il Corriere della Sera del 72% e l’Ansa del 184 %. Una situazione favorita dalla decisione di testate come La Stampa e l’Avvenire di disattivare i loro sistemi di paywall e rendere gratuite la maggior parte delle notizie per favorire l’informazione durante l’emergenza.
Tutto questo però sembra fruttare poco o addirittura niente in termini di ricavi pubblicitari e abbonamenti: “Le impression online (il numero totale di visualizzazioni di un annuncio pubblicitario da parte di un utente) sono in netto calo in molti settori, dal cinema ai viaggi ma anche nel lusso che è sceso del 70% – spiega Santoro – i brand non vogliono associare i loro contenuti pubblicitari e la loro immagine al Coronavirus. I siti web stanno producendo decine e decine di articoli al giorno, ma alla crescita dell’audience non corrisponde una crescita dei ricavi”.
A questo scenario va aggiunto che i ricavi del digitale costituiscono una minima parte del bilancio dei quotidiani, a differenza della vendita delle copie cartacee in edicola che si attesta attorno all’80%. “La Repubblica ad esempio ha presentato una decina di giorni fa una sintesi dei dati di bilancio del 2019 e parlano di una incidenza dei ricavi da digitale del 12,4% con 120mila abbonati digitali se sommiamo tutte le testate del gruppo Gedi e – conclude Santoro – la situazione Coronavirus non sta incidendo granchè, gli abbonamenti sono pochi, le copie digitali in calo e i prezzi fortemente spinti tanto che ci si abbona anche ad un euro a settimana”. Grandi audience ma pochi ricavi, che nella migliore delle ipotesi rimarranno stabili.