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Oltre la deontologia giornalistica: Falsissimo

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L’ex re dei paparazzi, Fabrizio Corona, è tornato a far parlare di sé – e non solo – tramite il suo canale Falsissimo. Corona, infatti, nelle scorse settimane ha rivelato come la relazione, apparentemente perfetta, tra Fedez e Chiara Ferragni fosse in realtà incrinata dall’infedeltà di Fedez, che avrebbe avuto una relazione extra coniugale con la designer milanese Angelica Montini dal 2017. In seguito alle indiscrezioni di Corona, Fedez ha ammesso di essere stato adultero e Ferragni ha dichiarato di essere venuta a conoscenza dei tradimenti nel dicembre 2024. Nell’ultima puntata di Falsissimo, uscita il 10 febbraio, Corona ha parlato anche dei presunti flirt intrattenuti da Ferragni con i cantanti Achille Lauro e Diego Naska, per venire poi alla sua recente frequentazione con l’imprenditore Giovanni Tronchetti Provera, erede della dinastia Pirelli.

Falsissimo – stravolgimento parodico del programma di intrattenimento condotto da Silvia Toffanin, Verissimo – non è una fonte giornalistica e Fabrizio Corona non è un giornalista. Se lo fosse stato, le sue rivelazioni scandalistiche gli sarebbero costate una sanzione deontologica più di una volta. Eppure, le puntate di Falsissimo registrano cifre record: la puntata del 10 febbraio, a poco più di un giorno dalla sua uscita, ha già più di due milioni di visualizzazioni. E questo numero è destinato a crescere. 

Al centro di questa vicenda, per più di un aspetto, ci sono i social. Innanzitutto, l’immagine della storia tra i Ferragnez che veniva propinata sui social rispondeva in larga parte a una delle tre funzioni che i social stessi consentono di esprimere, ossia il narcisismo e la promozione del sé. Anche il Narciso più vanesio sente la necessità dell’approvazione altrui. Ostentare la vita perfetta, i figli perfetti, l’amore perfetto – come hanno fatto Fedez e Ferragni – è uno dei modi per ottenere quell’approvazione. I social, al tempo stesso – come del resto anche il giornalismo – non sono neutrali: i contenuti che performano meglio sono quelli che l’algoritmo, secondo criteri non del tutto noti, decide di premiare. Nella logica dello scrolling, basti pensare a Tik Tok, contenuti sopra le righe sono accattivanti, incuriosiscono l’utente annoiato. L’uso, da parte di Corona, di epiteti come tortino – Romano Bindi, ex fidanzato di Montini – oppure Gollumalias Tronchetti Provera – o ancora circolino – la Milano bene che prova vergogna a frequentare in pubblico personaggi come Fedez – risponde proprio alla necessità di emozionalizzazione dei toni. Quando, però, mentre il giornalista deve selezionare i fatti e interpretare la realtà in un frame aderente alla deontologia, personaggi come Corona – che pure informa un pubblico su una circostanza – possono concedersi simili licenze il gioco diventa assolutamente impari. E la logica social tenderà allora a premiare, a rendere virali i prodotti più catchy, come le rivelazioni sul triangolo Fedez, Ferragni e Montini. 

Si impone la necessità di un’ultima riflessione sul comportamento della stampa in questa vicenda. Quanto spazio è legittimo destinare, in un giornale, a riportare i dettagli della vita privata di una coppia, pur composta da due personaggi pubblici, i cui figli un giorno – nemmeno troppo lontano – leggeranno e sentiranno tutto? Se la stampa si colloca sempre alla fine di un processo di condivisione di senso, come è sbagliato dare spazio a teorie antiscientifiche non vale forse lo stesso per il gossip pruriginoso? Alla sensibilità – etica e deontologica – di ognuno l’ardua sentenza. 

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