Per l’Occidente è l’uomo del dialogo, ma per i suoi elettori Moon Jae-in, il nuovo presidente della Corea Del ud, sarà colui che combatterà le disuguaglianze e lo strapotere della grande industria. Eletto con il 41 per cento dei consensi, il primo progressista al governo del Paese è un avvocato dei diritti umani di 64 anni, figlio di profughi e attivista fin da giovane, quando contestava la dittatura del generale Park Chung-hee. Entra nella Blue House, il palazzo presidenziale, vincendo le elezioni che hanno registrato il 77 per cento di affluenza.
Non credo che l’elezione possa cambiare alcunché”, spiega Luigi Bonanate, professore di Relazioni Internazionali all’Università di Torino. “Il problema nucleare”, continua, “non è così preoccupante come lo fanno Trump, Kim Jong-un e i media. Tutto ciò potrebbe interessare in prima battuta la Cina, che è diventata straordinariamente prudente e attenta a non creare vuoti di dialogo con l’Occidente”.
Non bisogna aspettare le mosse delle grandi potenze mondiali”, spiega il docente, “l’unica svolta risolutiva sarebbe una trattativa tra le due Coree per la riunificazione. Al momento non ne vedo le condizioni”.
Come ricorda il New York Times, in un sondaggio precedente alle elezioni, solo il 23 per cento dei cittadini sudcoreani ha messo la sicurezza al primo posto nell’ordine delle sue priorità. “Pur essendo molto sviluppata dal punto di vista economico”, dice Bonanate, “la Corea Del Sud non è abbastanza democratica sul piano dell’eguaglianza sociale e della distribuzione del reddito”. In campagna elettorale, Mister Moon ha evocato la quarta rivoluzione industriale con la creazione di 810mila nuovi posti di lavoro, e ha promesso di spezzare il legame tra le grandi industrie, chaebol, e la politica, che ha messo nei guai l’ex presidente donna Park Geun-hye, adesso in carcere per corruzione.
Dal punto di vista militare la Corea del Sud è invece “iper protetta dagli Usa”, spiega Bonanate. Appunto sul tema della sicurezza internazionale si gioca una partita sulla quale Trump e mister Moon dovranno confrontarsi a breve. Il presidente Usa vuole far pagare al Paese alleato un miliardo per le truppe americane presenti in loco. Altra linea di confronto sarà il trattato di libero scambio che Moon contesta nel metodo e per il quale si è riservato il diritto di revisione.
Quali le prossime mosse? Innanzitutto la nomina di un nuovo premier senza la maggioranza di tre quinti necessaria all’Assemblea Nazionale. I democratici hanno 119 seggi su 300 e sarà necessario cercare un confronto con i conservatori contrari alla linea morbida nei confronti di Kim Jong-un. Ma il neo presidente ha già in agenda un tour diplomatico: Washington, Tokyo, Pechino e, “nelle giuste circostanze”, anche Pyongyang”, ha detto.