Venerdì 12 aprile il Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino ha ospitato “Giornalismo e pluralismo in Europa”, il convegno organizzato dalla prof.ssa Marinella Belluati, coordinatrice della cattedra Jean Monnet “Com4T.EU – Communication for transition in Europe”. Un occasione per per confrontarsi sulle modalità in cui è possibile fare informazione sulle tematiche dell’Unione europea insieme ad alcuni protagonisti del mondo del giornalismo: Lorenzo Robustelli, direttore di Eunews; Paola Molino, direttrice dell’Eco del Chisone; Alice Plata, responsabile rapporti esteri Raduni – Radio universitarie italiane e Simone Matteis, project manager di Europhonica e studente del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino.
Eunews, la sfida del giornalismo europeo da Bruxelles
Lorenzo Robustelli racconta il modello Eunews, nato oltre dieci anni fa come startup giornalistica con l’obiettivo di riuscire a trasmettere in Europa le posizioni dell’Italia in merito ai temi Ue. Robustelli fa un’ampia panoramica su come funziona, nel concreto, l’informazione italiana a Bruxelles: “Qui ci sono i corrispondenti dei principali quotidiani e delle agenzie di stampa, Ansa ha una vera e propria redazione mentre per gli altri si tratta quasi sempre di un solo giornalista”. L’informazione, dunque, risente molto della disponibilità numerica di giornalisti sul campo. E se da un lato lo smart-working offre la possibilità di seguire gli eventi istituzionali in streaming, pone al contempo qualche dubbio riguardo la qualità e la completezza della notizia: “Seguire un evento dall’Italia svilisce l’informazione che si dà ai lettori perché il giornalista non ha vissuto la notizia con i suoi retroscena, ma ne racconta solo la parte pubblica”.
Secondo il direttore di Eunews sono due i principali problemi di chi fa informazione da Bruxelles. “Ogni giorno nella sala stampa di Bruxelles, la più grande al mondo dopo quella della Casa Bianca, alle ore 12 c’è il briefing tra i portavoce della Commissione e i giornalisti, ma tendenzialmente non rispondono alle nostre domande”. Una tendenza accelerata anche dall’esecutivo a guida Von der Leyen, con la stessa presidente che “privilegia molto spesso i canali social diretti ai cittadini (soprattutto X) anziché passare attraverso la mediazione giornalistica. Ma scavalcarci – sottolinea Robustelli – significa fornire un’informazione parziale”. Per i tanti collaboratori e corrispondenti, c’è poi la difficoltà di “riuscire a convincere le redazioni centrali dell’importanza dei fatti che avvengono a Bruxelles, spesso percepiti come poco rilevanti per l’agenda italiana”. Dal 22 al 25 aprile a Strasburgo si terrà l’ultima plenaria dell’attuale Parlamento europeo, prima che le elezioni dell’8 e 9 giugno ne disegneranno una nuova composizione: “L’attenzione maggiore sarà rivolta ai Paesi più grandi che esprimono il maggior numero di eurodeputati e determineranno la scelta del nuovo presidente della Commissione”, spiega Robustelli, che mette poi in guardia sulla “forte pressione della Russia affinché si componga un Parlamento eterogeneo e antieuropeista, per tentare di indebolire le Istituzioni Ue”.
L’Eco del Chisone porta l’Europa nel giornalismo locale
Paola Molino, direttrice dell’Eco del Chisone, racconta come si racconta l’Europa nei territori: “Quando parliamo di politiche di coesione non ce ne occupiamo solo nell’imminenza del voto europeo, ma lo facciamo ogni giorno, spiegando cos’è il Pnrr o con quali soldi vengono realizzati progetti pubblici, piste ciclabili o palestre”. Secondo la direttrice, lo scorso ottobre ospite di un media trip a Bruxelles organizzato dalla Commissione, anche le Istituzioni sembrano aver compreso l’importanza dell’informazione locale: “Per spiegare la complessità dell’Europa serve partire dalle piccole realtà in cui il cittadino percepisce l’attuazione concreta delle politiche comunitarie”.
L’Eco del Chisone ha scelto di dedicare all’Europa il numero di aprile di Extra, il suo periodico mensile: un focus sull’impiego dei fondi Pnrr nei territori, un ciclo di interviste ai neodiciottenni che per la prima volta voteranno alle europee e la scelta di ricorrere a tante grafiche per spiegare la differenza tra Parlamento e Commissione. “Tra chi vede un’Europa in cui va sempre tutto bene e chi invece racconta un’Europa preda di tecnocrati, lobby e banche, noi crediamo che in mezzo ci sia una terza via, uno spazio in cui raccontare quel che succede realmente con un approccio costruttivo e anche critico, se necessario”, afferma Molino. “Le redazioni devono sforzarsi di ribaltare lo sguardo e trovare la rilevanza all’interno della notizia. Per farlo, però, serve anche umiltà professionale: noi giornalisti dobbiamo essere più preparati per riuscire a spiegare ai lettori questioni macroscopiche che impattano sulle dinamiche locali”.
Europhonica, il progetto europeo delle radio universitarie
Tra un giornale a caratura internazionale e una redazione storicamente devota al giornalismo di comunità, l’esperienza di Europhonica prova a tenere insieme le due sfere – Europa e territorio – spostando però il focus sul mondo universitario attraverso l’utilizzo e lo sviluppo della radio. Nato nel 2015, il progetto si configura come format condiviso all’interno del network Raduni, l’associazione dei media e degli operatori radiofonici italiani, che conta 34 redazioni affiliate in tutta Italia. Oggi a coordinare Europhonica c’è Simone Matteis: “Il nostro obiettivo è raccontare, partendo dall’esperienza del mezzo radiofonico, le ripercussioni delle politiche europee sulla comunità studentesca, guardando come lavorano esperti di giornalismo in Europa e cercando anche di rubare qualche trucco del mestiere”.
La redazione, composta da una ventina di giovani volontari, è accreditata infatti presso le istituzioni Ue e periodicamente si reca al Parlamento europeo di Strasburgo in occasione delle plenarie, dove ha accesso agli ambienti e alle strumentazioni dedicate ai media, compresi naturalmente gli studi radiofonici: “Nel 2021 abbiamo coordinato proprio da Strasburgo un laboratorio radiofonico internazionale durante l’European youth event, la più grande manifestazione organizzata dall’Unione europea dedicata ai giovani”, ricorda Alice Plata, che per Raduni cura la relazioni con l’estero. Dalla radio di flusso, il progetto è migrato via via in direzione del podcasting, implementando la creazione di contenuti fruibili in ogni momento e disponibili sulle principali piattaforme audio. Una scelta “quasi naturale”, come spiega Matteis: “Senza una sede fisica, utilizzare i podcast ci ha permesso di lavorare insieme sviluppando una serie di competenze tecniche, non solo in ambito radiofonico”. Negli ultimi anni, infatti, Europhonica ha implementato molto la comunicazione sui social network, in particolar modo Instagram: “Si è rivelato lo strumento più immediato per intercettare il pubblico, proponendo i nostri contenuti in formati innovativi come infografiche e reel sperimentando tecniche di editing sia grafico che video”, continua Matteis.
La radio, quindi, come punto di partenza di un progetto che porta l’Europa ai giovani ma anche i giovani in Europa, all’interno di quei palazzi percepiti molto spesso ancora troppo distanti dall’opinione pubblica ma che ognuno dei partecipanti al convegno, chiaramente a suo modo, cerca di avvicinare il più possibile alle necessità informative (e non) dei propri pubblici.