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Conto alla rovescia per il nuovo Fila. Salvadori (Fondazione): “Abbiamo fatto un miracolo”

di Emanuele Granelli e Federico Parodi

Per ora al Filadelfia puoi entrare solo con il caschetto e il giubbotto riflettente. I lavori all’interno e nelle zone vicine allo stadio simbolo del tifo granata sono in fase di completamento. La data ufficiale dell’inaugurazione è ancora un’incognita: si parla del 25 maggio, ma la Fondazione Filadelfia, che ha preso in consegna la ricostruzione del gioiellino da quattromila posti a sedere nel quartiere Nizza Millefonti, non vuole sbilanciarsi. Il tempio del Torino Football Club è in attesa di conoscere il giorno del suo nuovo compleanno e i tifosi sono in fermento: la sede della Fondazione di via Filadelfia 23 è tempestata ogni giorno da email e chiamate. La voglia di partecipazione all’evento inaugurale è inversamente proporzionale alla capacità dell’impianto. Impossibile pensare di tagliare il nastro il 4 maggio, nel 68esimo anniversario di Superga.

“Abbiamo fatto un miracolo, se si pensa che i lavori sono iniziati un anno fa: siamo davvero orgogliosi di aver rispettato le tempistiche, anche grazie all’aiuto di decine di volontari – afferma il presidente della Fondazione, l’ex olimpionico della scherma e tifosissimo granata Cesare Salvadori – Certo, se avessimo avuto più soldi, sarebbe venuto anche meglio: siamo stati costretti a scartare progetti da 20 milioni…”. Salvadori descrive l’impianto con l’entusiasmo di chi non l’ha mai visto: “All’inizio ci dicevano ‘la prima pietra c’è, l’ultima non ci sarà mai’ e ora che è in via di definizione ci contestano che è brutto. Con le risorse a disposizione di più non potevamo fare”.

Il progetto è stato realizzato con cinque milioni e 600mila euro (otto complessivi da cui vanno detratte le tasse), frutto dell’impegno del Comune, della Regione Piemonte e del presidente granata, Urbano Cairo. In aggiunta, la Fondazione ha organizzato una raccolta fondi con alcune iniziative rivolte ai tifosi, tra cui intestare a proprio nome uno dei seggiolini dell’impianto. La risposta è stata, però, inferiore alle attese: “I circa 600mila euro raccolti sinora non ci soddisfano. Pensavamo che l’iniziativa dei seggiolini avrebbe avuto più successo”, ammette con sincerità Salvadori. Così, a pochi mesi dall’apertura dei cancelli, si cercano ancora i soldi per ultimare le strutture di contorno (palestra, sala stampa, uffici, foresteria e museo).

Il nuovo Filadelfia è un impianto moderno: per entrambi i campi, uno per la prima squadra e l’altro per la Primavera, è previsto un sistema di riscaldamento in grado di preservare il manto erboso durante il periodo invernale. Persino gli spogliatoi sono stati interamente rinnovati, anche se il Torino ha in serbo una sorpresa legata alla personalizzazione degli armadietti, che non vuole svelare sino al giorno dell’inaugurazione. Eppure, si è cercato di conciliare il nuovo con la tradizione, mantenendo all’esterno ciò che resta della tribuna storica e riedificando il muretto che si affaccia su via Filadelfia con i mattoni del vecchio stadio, dove al centro campeggia ancora la scritta: “Ingresso popolari, laterali, militari e balilla”. Addirittura i giocatori, prima di entrare in campo, avranno la possibilità di calcare un metro quadrato del manto risalente al Fila delle origini.

La storia tribuna del vecchio Fila con intorno le strutture anti-veduta – Foto di Marco Gritti

Il Torino tornerà nella sua casa dalla prossima stagione, ma i tifosi non potranno assistere a tutti gli allenamenti. L’ex mister granata e attuale commissario tecnico della Nazionale, Giampiero Ventura, aveva fortemente voluto un sistema anti-veduta per celare le sedute a porte chiuse. Una sorta di gabbia, che, a dir la verità, non è un bel vedere. “Sono strutture orrende, ma su questo la società non transige – spiega Salvadori – Come alternativa pensavamo di piantare dei cipressi, ma ci sarebbero voluti vent’anni per arrivare a coprire la visuale del campo. E pensare che adesso si utilizzano i droni…In ogni caso Mihajlovic è meno rigido del suo predecessore e potrebbe chiudere gli allenamenti al pubblico solo in caso di necessità”. Per ovvie ragioni di capienza non c’è nessuna possibilità, invece, che il nuovo Fila ospiti amichevoli internazionali.

Oltre a rappresentare la memoria storica del Grande Torino, la rinascita del Filadelfia è motivo d’orgoglio per l’intera città. L’accelerata alla realizzazione del progetto è arrivata dall’amministrazione Fassino, come sottolinea Salvadori: “Abbiamo avuto tanti sindaci granata, da Novelli a Chiamparino, ma chi ha dato l’impulso decisivo è stato lo “juventino” Fassino. A dimostrazione che la volontà di riconsegnare a Torino il Fila esula dalla fede sportiva”. Dopo la demolizione del 1997, l’impianto è rimasto abbandonato al suo destino per quasi vent’anni, tanto che, durante le Olimpiadi del 2006, è stato coperto affinché la gente non lo vedesse. “Era una vergogna, sembrava una foresta. Grazie all’impegno del Comune e alla forte volontà dei nostri tifosi è stata sanata una ferita urbana”.