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Marrone: “Pronti a portare la Città in tribunale per Askatasuna”

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Si inasprisce lo scontro tra Regione e Comune sul destino dell’edificio che per quasi trent’anni ha ospitato il centro sociale Askatasuna, al centro dall’anno scorso di un percorso di regolarizzazione. Il consigliere comunale Ferrante De Benedictis, infatti, ha presentato una delibera per estendere la tutela della legge regionale sui beni comuni anche alle “pertinenze, cortili e giardini inclusi”. Sembra una minuzia, ma è una proposta che ha il potere di mandare all’aria l’intero progetto di gestione compartecipata dello stabile e, secondo De Benedictis, “togliere le castagne dal fuoco al sindaco”.

La norma, infatti, ideata da Maurizio Marrone, assessore regionale alle Politiche sociali, di Fratelli d’Italia, impedisce di rendere beni comuni immobili che siano stati occupati abusivamente nei cinque anni precedenti alla firma dell’accordo. Non ci sono conferme da parte della maggioranza, ma è plausibile che il primo progetto di gestione condivisa, approvato a marzo 2024, sia partito dagli spazi esterni, senza intervenire sull’edificio, dichiarato inagibile, proprio per aggirarla.

Se la delibera fosse approvata, quindi, “anche solo un rinnovo della situazione attuale sarebbe illegittimo”, dichiara Marrone, “come lo sarebbe un’estensione della coprogettazione anche all’immobile” che si vocifera possa essere vicina, l’assessore minaccia: la Regione sarebbe pronta a impugnare gli atti amministrativi del Comune di fronte al Tar. “Non è una minaccia politica – spiega – ma un atto dovuto, che speriamo di non essere costretti a intraprendere”.

Tra gli esponenti di Fratelli d’Italia è ancora forte la rabbia per lo smacco subito durante l’ispezione in corso Regina Margherita 47 del 27 febbraio, la contestazione degli occupanti che li ha costretti a camminare sopra a immagini di politici di rilevanza nazionale e regionale per poter entrare: “Il sindaco Lo Russo non ci ha chiesto scusa e non ha mostrato solidarietà nei nostri confronti”, lamenta il consigliere comunale Enzo Liardo, che attacca: “È poco serio, pavido, ipocrita, e irrispettoso nei confronti delle forze dell’ordine”.

Espressa vicinanza anche al radicale Silvio Viale, accusato di molestie da sette donne, al quale per questo motivo è stato impedito l’accesso allo stabile: per De Benedictis, “si è trattato di un vero e proprio tribunale del popolo”.

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