“Un atto che ha sviluppi concreti, ma che nasce da una visione e un’impostazione culturale che in questo momento storico dobbiamo difendere e rivendicare”. Per il sindaco Stefano Lo Russo il rinnovo del Patto di condivisione tra la Città di Torino e i rappresentanti delle 26 comunità islamiche è prima di tutto un atto di valenza politica. “Quella politica – ha aggiunto il primo cittadino – che ha fatto la storia della città e che ha reso Torino ciò che è attraverso la capacità di essere un luogo autentico di speranza di una vita migliore per milioni e milioni di persone”. Dagli abitanti del Piemonte al Polesine, dal Sud Italia all’Est Europa, fino al Maghreb e, in tempi più recenti, dall’Africa Subsahariana al Medio Oriente.
Per il rinnovo del Patto, sottoscritto per la prima volta nel 2016, Torino ha scelto il 15 marzo, prima giornata mondiale istituita dall’Onu contro l’Islam fobia. Non una data qualunque, ma l’anniversario degli attentati di Christchurch, in Nuova Zelanda, che nel 2019 hanno causato la morte di 50 musulmani.
“Già nel 2016 – ha ricordato l’Assessora Gianna Pentenero, responsabile dell’iniziativa – il Patto sottoscritto dalla Città di Torino aveva anticipato i tempi rispetto all’accordo siglato l’anno successivo dal Ministero. Oggi questo patto si arricchisce coinvolgendo anche la Città metropolitana, che ringrazio”. Al suo fianco, anche la consigliera delegata della Città metropolitana Valentina Cera, il consigliere Ahmed Abdullahi Abdullahi e il rappresentante del Comitato Interfedi, attivo dal periodo delle Olimpiadi invernali del 2006.
“Mi auguro che questa Torino plurale – ha concluso l’Assessora – possa essere un elemento sempre più concreto attraverso il quale condividere le fatiche e le complessità della città, ma anche la bellezza del vivere e del dialogare insieme”.
Torna “Moschee aperte”
Sono 40 mila i musulmani che vivono a Torino, di cui la metà con cittadinanza italiana. “Cittadini di età media più giovane, contribuenti dello Stato che si impegnano alla crescita del nostro Paese” ha affermato Walid Bouchnaf, rappresentante del Centro culturale islamico Mohamed VI di Torino. “In città – ha aggiunto, sottolineando l’importanza dell’articolo 3 della Costituzione – sono attivi 21 centri islamici, punto di riferimento per giovani e adulti. È importante abbattere i muri della diffidenza e della paura”.
Torino lo fa da tempo e quest’anno intende farlo anche riproponendo l’iniziativa “Moschee aperte“, interrotta tre anni fa a causa del covid. “Un’esperienza che ha ottenuto anche un riconoscimento europeo per il dialogo e l’inclusione – concludono i rappresentanti delle comunità islamiche – e che siamo felici di tornare a proporre”. L’appuntamento è per domenica 2 aprile, quando, a partire dalle ore 14,30, tutti i centri islamici cittadini apriranno le porte al pubblico, occasione preziosa di conoscenza e di dialogo.