Oggi, 3 aprile si è tenuta al centro congressi Santo volto la prima giornata del congresso della Cisl Torino-Canavese. Il segretario generale Giuseppe Filippone traccia un quadro della situazione a Torino: “è la città più cassaintegrata d’Italia” e si registrano numerose aziende “prive di ammortizzatori sociali poiché hanno esaurito il periodo massimo d’integrazione salariale”. Allo stesso tempo, “la città è ricca di start-up e imprese”. La manifattura a Torino occupa quasi 220mila lavoratori. Il settore di spicco è quello dell’auto, “che sta vivendo un vero e proprio terremoto con una crisi che investe tutto il continente e non solo”.
L’obiettivo del sindacato è proprio di capire se esistono le condizioni per uscire dall’attuale situazione di crisi. “Per questo abbiamo promosso un momento di ascolto e confronto con la partecipazione di tutti i principali soggetti e attori istituzionali della città – spiega -: per invertire la rotta e guardare con più ottimismo al futuro”. Nella seconda giornata del congresso, il 4 aprile, la Cisl presenterà l’appello per Torino e l’area metropolitana.
Anche il sindaco Stefano Lo Russo è intervenuto. “Sono tempi complessi. In questo momento il mondo sta discutendo dei dazi di Trump, che ci colgono impreparati sia per la dimensione del provvedimento sia per la rapidità con cui è stato portato a termine”, dice. Secondo il sindaco “è doveroso capire quali sono i determinanti intorno ai quali fare un ragionamento collettivo. Torino è una città in transizione, ha attraversato tanti momenti di cambiamento e di crisi e questo non è il primo”.
La politica non “può limitarsi ad elencare le problematiche, ma deve individuare le soluzioni e tracciare una strada percorribile. Torino ha luci e ombre – continua -, abbiamo aziende che aprono e che assumono, come nel settore dell’aerospazio, un’università che attira tantissimi giovani e una solida cultura del lavoro”. L’appello – e l’auspicio è “fare squadra, senza confondere i ruoli. Partiti e sindacati hanno le loro sfere d’azione, ma serve ragionare su un patto sociale tra sindacati, partiti e imprese”.
La situazione attuale “richiede un cambio di paradigma. Non possiamo tornare a uno schema di stati nazionali, anzi, dobbiamo accelerare il processo di integrazione europea e fare fronte comune per affrontare la crisi. Non ci sono alternative, se vogliamo restare vivi. Anche Torino deve lavorare insieme con una postura diversa”, conclude.
Nel suo intervento Filippone auspica a una maggiore unità tra Cisl, Cgil e Uil “nonostante le divergenze su parecchie questioni di merito nell’ultimo periodo. Con le segreterie territoriali è preferibile un dialogo schietto e pragmatico, non ideologico”. Federico Bellono, segretario generale della Cgil di Torino, ricorda che “le differenze sono importanti, perché riguardano anche i giudizi sul governo attuale, talora opposti, oltre che il modello sindacale in sé. Non bisogna parlare solo delle problematiche, come ha detto il sindaco, ma non possiamo mettere da parte le difficoltà. La città ha molti problemi da affrontare”. Tra le questioni cita i rapporti con l’amministrazione comunale e il tema degli appalti: “sono otto mesi che chiediamo un protocollo e siamo in attesa di essere convocati”. Il limite dell’amministrazione comunale, poi, sta “nell’affrontare il tema della crisi industriale. Comprendo e condivido lo spirito di unità, ma lo si può davvero costruire solo se si guarda ai problemi in maniera concreta senza nascondere le differenze”.