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Cinemautismo, la rassegna che accende i riflettori sulla malattia

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“Non c’è nessun tipo di orgoglio nell’essere autistici. Ci vuole un’informazione più realistica per raccontare questo tipo di malattia”: la vicepresidente dell’Associazione nazionale genitori soggetti autistici Tiziana Volpi non ha dubbi sul valore delle iniziative come Cinemautismo che attirano l’attenzione sul problema. La rassegna cinematografica quest’anno compie dieci anni: l’edizione 2018 è dedicata a chi si muove intorno alla persona disabile come amici, fratelli e genitori. Un tema collegato che non va trascurato, secondo Volpi: “Spesso nel nostro Paese la famiglia di una persona disabile rimane sola. Ci vorrebbe più sostegno, anche dalla rete amicale, per supportarci”.

Insomma, il cinema è un ottimo modo per comunicare un tema così complesso. “I film sono un ottimo veicolo per sensibilizzare sull’autismo”, spiega Volpi. “Le pellicole italiane sulla malattia non sono molti, e spesso anche quelle estere non vengono doppiate: secondo i produttori non si tratta di un tema che può attirare interesse”. Ben vengano quindi iniziative come il festival torinese: “Il fatto che Cinemautismo continui a fare buoni numeri è un’ottima notizia, ma resta un’iniziativa che tocca un bacino limitato di utenti. Bisogna spingere ancora di più sulla competenza sull’argomento e la disponibilità a parlarne”.

L’ambizione di Angsa rimane quella di avere un flusso di informazioni esatte e realistiche. “Gli addetti ai lavori ovviamente sanno di cosa si sta parlando”, puntualizza la vicepresidente. “Il cittadino medio no. Restano grandi problemi per quanto riguarda i messaggi trasmessi dai media generalisti, che spesso sono fuorvianti”.