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Festival di Perugia, Ciccone: “Senza fiducia anche il miglior giornalismo non ha impatto”

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“Il giornalismo oggi è nelle mani di tutti, utenti e cittadini, questo può essere un problema ma anche un arricchimento notevole: bisogna trovare un equilibrio tra pro e contro”. Parte da qui Arianna Ciccone, fondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo, per commentare la XVI edizione della manifestazione iniziata il 6 aprile a Perugia. L’appuntamento è il più importante in Italia per i professionisti del settore, che arrivano nella cittadina umbra da tutto il nostro Paese e dal mondo per partecipare a incontri sulle frontiere del giornalismo del presente e del futuro. 

Arianna Ciccone, giornalista e fondatrice del Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia

“Guerra in Ucraina, crisi climatica e disinformazione” sono i temi che emergono in modo particolare da un programma che prevede più di cento panel, costruito nei mesi del post pandemia, con un occhio alle guerre dimenticate e alle diseguaglianze di genere.

Il festival tocca i nodi cruciali dell’attualità. “In questi giorni vediamo in tempo reale che cosa significa fare informazione in tempo di guerra. Al Festival erano già previsti ospiti russi e ucraini, anche negli stessi panel, che inizialmente abbiamo invitato per parlare di libertà di informazione nei loro territori e di giornalismo indipendente” spiega. Al festival sono presenti anche i giornalisti di The Kyiv Independent, testata ucraina, e Meduza, giornale russo: entrambi stanno sfruttando il crowdfunding per sostenere il proprio lavoro in queste settimane. “I giornalisti di Meduza sono dovuti fuggire dalla Russia, la loro sede ora è a Riga, in Lettonia, e pubblicano sia in russo che in inglese. Hanno lanciato una campagna di raccolta fondi e in pochissimo tempo hanno ricevuto donazioni da tutto il mondo per continuare il loro lavoro, questa è una cosa nuova” racconta ancora Ciccone. 

Di cosa ha bisogno, oggi, il giornalismo? “Sicuramente di fiducia tra pubblico e giornalisti – dice Ciccone -. L’informazione deve essere attendibile e i cittadini devono potersi fidare perché senza questa relazione anche il miglior giornalismo non può avere impatto. La pandemia ha approfondito la sfiducia nei media, e con la guerra abbiamo ulteriori problemi. È un tema su cui dovremmo lavorare sempre, per poi trovarci nei contesti di crisi con un clima di fiducia talmente forte da poter fronteggiare le sfide della disinformazione”. L’altra parola chiave di cui il giornalismo ha sempre bisogno, continua Ciccone, è “qualità. Può sembrare una parola superficiale, ma senza qualità non c’è giornalismo”.