Cgil, Landini strizza l’occhio al salario minimo: “Le paghe basse mettono in discussione la tenuta sociale

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“La politica deve tornare a occuparsi della condizione dei bisogni materiali delle persone”. A dirlo è Maurizio Landini, il segretario nazionale della Cgil, durante l’assemblea della Cgil Torino, tenutasi questa mattina, 6 giugno, al Parco Peccei di Torino.

Secondo il segretario, “siamo di fronte a una situazione sociale esplosiva perché non solo ci sono i salari bassi, ma c’è un livello di precarietà nel lavoro e nella vita che non c’è mai stato. Di incertezza, di insicurezza. E in molti casi in questi anni sono stati tagliati anche i soldi pubblici per garantire i servizi sociali, dal diritto alla salute, alla scuola, all’integrazione. Se finalmente tutta l’Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti mettono in discussione tenuta sociale, bisogna ascoltarla”, ha spiegato Landini.

Per il leader Cgil, “è chiaro che, per quel che ci riguarda, rimettere al centro il problema del lavoro, della lotta alla precarietà, dell’attenzione ai bisogni delle persone, che vanno dal diritto alla casa a potersi formare, diventa decisivo. Qui è il momento di fare scelte, sia nazionali che locali, che vadano in questa direzione”. 

Come da previsioni, oltre al lavoro, il tema centrale dell’appuntamento è stata la guerra in Ucraina: un evento che, a detta di Landini, rappresenterà uno snodo fondamentale anche sul fronte del welfare. “Anziché rafforzare le spese sanitarie stiamo aumentando quelle militari: la difesa dei diritti delle persone passa anche dall’eliminazione della guerra come strumento di regolazioni dei rapporti tra Stati”, ha Landini, specificando che “dobbiamo porci un obiettivo fondamentale e far passare il messaggio che non siamo contro la guerra solo perché siamo pacifisti, ma siamo contro le guerre e contro qualsiasi guerra, punto”.

Landini ha poi ricordato che la Cgil è stata “la prima organizzazione a dire che si stava andando verso una situazione irreversibile. Se ci pensate, i teorici che sviluppano il pensiero di Putin lo dicono esplicitamente: gli equilibri post guerra fredda non reggono, bisogna combattere per ricalibrare i rapporti di forza”. Come ha evidenziato il segretario, però, il contesto internazionale odierno impone un mutamento di prospettiva: “Non ci sono più soltanto due grandi potenze, ma tante nuove realtà, come Cina e India, e infine dovrebbe esserci anche l’Europa che, però, ancora non c’è. Ed è proprio da questa domanda che dobbiamo ripartire: quale ruolo vuole ha in mente di giocare l’Europa? Per quello che ci riguarda, dovrebbe svolgere un suo ruolo autonomo per essere in grado di impedire che la cultura della guerra voluta da Putin finisca, di nuovo, per determinare l’andamento delle relazioni internazionali”.

Dello stesso avviso anche Andrea Polacchi, presidente di Arci Torino che, intervenendo dal gazebo di Parco Peccei, ha sottolineato la necessità di “chiedere a gran voce il disarmo, sviluppare una cultura della non violenza e lavorare per costruire ponti e relazioni con i movimenti pacifisti e democratici di tutto il mondo, stando al fianco di chi fugge dai conflitti, dalle guerre e dalla violenza, ma anche dalla povertà. Tutti i profughi devono avere il diritto alla fuga”.