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I cento anni di Primo Levi: il Salone celebra l’uomo e lo scrittore

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Cento anni fa nasceva Primo Levi e il Salone del Libro ha voluto omaggiare il chimico scrittore con un incontro, oggi 11 maggio, parlandone con Helena Janeczek, Marco Malvaldi, Tommaso Pincio, Telmo Piovani, Wlodek Goldkorn ed Ernesto Ferrero.

Levi ha sempre alimentato la leggenda dello “scrittore non scrittore”, un chimico prestato per caso alla letteratura. Ma leggendo i suoi libri emergono la sapienza letteraria e lo sguardo di un uomo poliedrico con un numero sterminato di facce. Una guida soprattutto oggi che sembra che il sapere sia una colpa.

“Primo Levi è stato un uomo a cui è capitata una cosa indicibile con cui si è misurato per tutta la vita – ricorda il giornalista Wlodek Goldkorn – in ogni brano che ha scritto. Se si confrontano i due incipit di Se questo è un uomo si capisce che siamo davanti a qualcuno che sa di essere uno scrittore, ed è consapevole di scrivere un memoir destinato a passare alla storia”.
Non un semplice testimone degli eventi, ma creatore di una vera e propria “mitologia del ritorno”, anche se dettata da eventi reali e terribili. Lo sguardo di Levi gli permette di essere al tempo stesso dentro le cose attraverso le emozioni, ma anche al di fuori, osservando con lo sguardo distaccato dell’uomo di scienza. Il romanzo è l’unico genere in grado di raccontare il mondo nella sua totalità e non parzialmente come potrebbero fare la scienza o la filosofia.

La scienza però ha avuto sempre un ruolo centrale nel suo approccio alla vita come fa notare Marco Malvaldi: “La chimica per Primo Levi può essere usata come strumento per capire l’uomo. Così come gli atomi funzionano solo quando si combinano tra di loro generando effetti diversi in base alla loro organizzazione, così anche i comportamenti e i gruppi umani mutano in base alla relazione tra le persone”.
Il cruccio dello scrittore è sempre stato di non essere riuscito a spiegare le motivazioni che hanno portato al nazismo. Ha vissuto la sua vita di uomo e scrittore sempre cercando di: “Bilanciare continuamente la razionalità e l’irrazionalità” conclude Malvaldi.

“La natura umana è intrinsecamente ambivalente, è capace allo stesso tempo del bene e del male più profondo, non ha senso chiedersi cosa è giusto e cos’è sbagliato solo affidandosi alla natura, la natura non è un alibi: la scelta è sempre una responsabilità personale – fa notare il filosofo Telmo Piovani – e questo Primo Levi lo aveva capito”.

FRANCESCA SORRENTINO

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