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Caso Moro. Turone rivela: Buscetta aveva ragione

La portiera della Renault 4 rossa che si apre al mondo intero. Le ombre che si allungano dai portici di Bologna. Il corpo disteso in auto del giornalista Mino Pecorelli. Il caffè ‘amaro’ di Sindona. La sagoma oscura di Roberto Calvi che ciondola da un ponte di Londra. Sono solo alcune delle istantanee in bianco e nero che fanno ancora paura, di un’Italia cupa e coperta dalla vergogna e dai segreti di Stato. Quell’Italia è il passato che tormenta ancora il presente.

Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di Cassazione, ci parla di quei segreti, alcuni sono come segreti di Pulcinella. Manca sempre un tassello per il complesso puzzle della verità. Ospite al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, ha partecipato al panel “L’Italia del potere occulto. Dal delitto Moro alla strage di Bologna” (…). A ripercorrere con Turone questo viaggio nel passato del nostro paese c’erano anche Fausto Cardella, procuratore generale dell’Umbria, la giornalista Stefania Limiti e Davide Vecchi, direttore del Corriere dell’Umbria.

Turone è colui che nel 1981 dispose il sequestro di Villa Wanda, in provincia di Arezzo, residenza di Licio Gelli, il “Maestro Venerabile” della loggia massonica P2 (Propaganda Due). Quel marzo dell’’81 si scoperchierà un vaso di Pandora: spuntava una lista con i nomi degli iscritti a quella loggia, tra cui l’ex premier Berlusconi.

“La loggia di Gelli – ha osservato Stefania Limiti – negli anni Settanta ha rappresentato il potere occulto nel nostro paese. La loggia P2 è la stanza di quel potere”.

E ancora, durante il dibattito si sostiene che, “la loggia ha avuto l’obiettivo di orientare i poteri in un momento cruciale della storia repubblicana”.
E che “tutto ciò che accade nei 55 giorni di passione del presidente Aldo Moro, avviene sotto la responsabilità e la guida di Licio Gelli”.

Sullo sfondo di quegli anni tenebrosi si staglia la figura del giornalista Mino Pecorelli, che nei suoi articoli dimostrerebbe di conoscere l’esistenza del memoriale (mesi prima del suo ritrovamento), e di alcune lettere di Moro ancor prima che venissero rese pubbliche. Pecorelli si è occupato del sequestro Moro anticipandone gli sviluppi. “Un giornalista bravo, serio, che aveva le sue fonti e conoscenze nei servizi segreti. E le sapeva utilizzare. Ma che è finito in un gioco più grande di lui, un gioco di vendette tra pezzi dello Stato”.
Pecorelli sarà ucciso il 20 marzo 1979 a colpi d’arma da fuoco davanti alla sua abitazione. Fausto Cardella non ha dubbi: “A ucciderlo è stata la banda della Magliana, efferata compagine criminale che operava a Roma dagli anni ’70 ai ’90. Le pallottole utilizzate per l’omicidio furono le stesse ritrovate negli scantinati del Ministero della Sanità”.

Cardella sostiene che le rivelazioni del 1992 del pentito di mafia Tommaso Buscetta, abbiano “elementi di riscontro”. Il ‘boss dei due mondi’ rivelò che l’uccisione di Pecorelli fu eseguita da Cosa Nostra, con la manovalanza romana della Banda della Magliana, per “fare un favore ad Andreotti”, preoccupato per certe informazioni sul caso Moro. Per questo, l’ex presidente Andreotti sarà condannato in secondo grado ma poi assolto nel 2003 in Cassazione.

Della loggia P2 non sappiamo ancora tante cose. Il libro di Turone “Italia occulta: Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1980)“, nasce proprio dall’idea di tracciare e ricostruire quel triennio che corrisponderebbe al “periodo di massima potenza del potere occulto della P2”.

Un triennio caratterizzato da molti omicidi, non solo Moro e Pecorelli, ma anche Piersanti Mattarella, Giorgio Ambrosoli e tanti altri.
Erano gli anni della strategia della tensione. Anni che finiranno con le sanguinose stragi della fine della Prima Repubblica. E poi un inizio “nuovo”. Una trattativa raggiunta?
“Parlare oggi di P2 è qualcosa che ci parla enormemente del nostro paese”.

RICCARDO PIERONI

NICOLA TEOFILO