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Carrie Mae Weems apre la seconda edizione dell’Exposed Festival

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12 mostre per 12 artisti internazionali, 7 siti culturali allestiti nel cuore di Torino e soprattutto porte aperte al pubblico in (quasi) totale gratuità. Sono questi gli ingredienti della seconda edizione di Exposed Torino Foto Festival, che ha accolto nelle sale inaugurali delle Gallerie d’Italia la fotografa afroamericana Carrie Mae Weems e la sua mostra “The Heart of the Matter”. Lo slogan manifesto del festival, “Beneath the surface”, invita lo sguardo dello spettatore a catturare i significati sotterranei degli scatti protagonisti di questa edizione, che prosegue fino al 2 giugno. “Vogliamo andare più in profondità e rivelare l’invisibile, da diverse prospettive e narrazioni”, ha commentato Salvatore Vitale, che dirige il festival insieme a Menno Liauw. L’evento è stato organizzato dalla fondazione per la Cultura di Torino, in collaborazione con Città di Torino, Regione Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Intesa Sanpaolo, Compagnia di San Paolo e fondazione Crt.

Un festival accessibile per una “cultura senza classe”

Sono oltre 3mila i pass di accesso gratuito scaricati all’alba di Exposed. Come spiega Vitale, l’idea di un festival senza barriere al botteghino manda un messaggio chiaro: “La cultura non deve avere classe: chiunque deve potervi accedere”. Fanno però eccezione proprio le Gallerie d’Italia, che propongono un prezzo speciale di cinque euro ai possessori di Qr code. Un’altra ambizione della cabina di regia consiste nel coinvolgimento giovanile, un punto fermo favorito dall’ampia offerta di attività parallele alla mostra principale: in particolare il public programme, che prevede talk interattivi, visite guidate e workshop, e il fuori festival degli Echoes, ovvero un calendario secondario di eventi torinesi con in primo piano musei, gallerie, collettivi e spazi indipendenti. Inoltre, come spiega ancora Vitale, “la cultura è un mezzo privilegiato per creare una coscienza collettiva e soprattutto la fotografia può aprire un dialogo: è importante capire come le nuove generazioni percepiscono il mondo in cui viviamo”. 

Salvatore Vitale, direttore artistico di Exposed Festival 2025

L’arte di Carrie Mae Weems

“Speranza, fame e mistero”, risponde così Carrie Mae Weems alla domanda su cosa la spinga a creare ancora dopo 35 anni di attività dietro l’obiettivo. Sotto la superficie della retrospettiva “The Heart of the Matter”, realizzata in collaborazione con l’associazione Aperture e curata da Sarah Meister, si nasconde una capacità di comunicazione che varca confini geografici, culturali e anagrafici. “Ha raccontato tante situazioni di discriminazione e i giovani hanno una sensibilità nuova per questi argomenti – spiega Vitale – e anche il suo uso iper-contemporaneo dello spazio può creare un ponte tra classicismo e nuove generazioni”. Tra le circa 100 opere che compongono la retrospettiva, spiccano infatti i lavori dedicati agli esclusi, non solo dagli spazi fisici della società, ma anche dalle narrazioni egemoniche.

Oltre ai progetti passati dell’artista, l’esposizione a Exposed presenta in anteprima esclusiva la serie Preach, che ripercorre la religione e la spiritualità degli afro-discendenti americani attraverso più generazioni. “Senza la Black church, non avremmo avuto il movimento per i diritti civili degli afroamericani, da Martin Luther King a Malcolm X”, afferma Carrie Mae Weems.

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