Un secolo di “geniale sregolatezza” raccontato in cento atti. A dieci anni dalla morte di Carol Rama (1918-2015), il museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto lancia una retrospettiva di 92 opere e 12 fotografie a lei dedicate di Bepi Ghiotti, che traccia il vissuto sperimentale e non catalogabile di un’artista che da Torino ha varcato ogni confine geografico e pittorico. “Carol Rama. Geniale sregolatezza” apre le porte al pubblico dal 15 aprile fino al 14 settembre, nella galleria torinese di via Po 55.
70 anni di genio anarchico
L’esposizione, curata da Francesco Poli e Luca Motto, si articola in otto sezioni cronologiche, per raccontare le fasi artistiche di un itinerario fluido e svincolato da canoni precisi. “Abbiamo scelto di dedicare il titolo alla sua sregolatezza, perché Carol Rama è stata anarchica, irregolare nel senso alto del termine e coerente nella volontà di rappresentare sé stessa nel proprio lavoro con forza, incazzatura esistenziale”, commenta lo storico dell’arte Francesco Poli. Segue la stessa linea il collega Luca Motto, che insiste sulla coerenza della carriera dell’artista, “libera e non uniforme alle correnti dell’epoca”, dunque a lungo incompresa dal pubblico italiano.
La retrospettiva apre le danze con la giovinezza degli anni Trenta, in cui la carica erotica dei suoi primi lavori si sposa con la scelta stilistica degli acquerelli. “Queste opere sguaiate, osé, non sono mai state esposte prima del 1979, perché considerate improponibili per le mostre dell’epoca”, spiega Poli. Il merito della riscoperta della serie di acquerelli va alla fondatrice della galleria Martano di Torino, Liliana Dematteis, che nel 1979 li espose per la prima volta. Spiega ancora Poli: “Abbiamo scelto come immagine guida della mostra Opera 27 del 1939, in cui un viso femminile ci fa una linguaccia: è un suo autoritratto”.
Nel decennio successivo invece la bussola di Rama tende all’espressionismo, per poi avvicinarsi al Movimento arte concreta e infine approdare alla corrente Informale. Nell’arco di tempo degli anni della contestazione, la sperimentazione di Rama la conduce fino alla sua serie più nota dei Bricolages, così chiamata dal suo amico ed estimatore Edoardo Sanguineti. “Un giorno Sanguineti le chiese il perché della scelta di inserire unghie e artigli nelle proprie opere. Carol Rama rispose che voleva che il quadro graffiasse l’osservatore”, spiega Poli.
Segue la svolta di Gomme, in cui l’artista torinese propone porzioni di camere ad aria disposte su superfici monocrome, in contrasto con la produzione precedente. La retrospettiva conclude gli oltre 70 anni di carriera di Rama con il ritorno alla figurazione degli anni Ottanta e la produzione più recente del “morbo della mucca pazza”. Il genio itinerante dell’artista contemporanea è stato coronato alla 50esima edizione della Biennale di Venezia del 2003, quando è stata premiata con il Leone d’oro alla carriera.


