Fiumi di berretti frigi rossi misti a tanti, tantissimi aranceri (si scrive così, lo ha detto anche la Crusca) in festa. La città blindata, scaldata dalla figura della Vezzosa Mugnaia e vin brulé casereccio. Una poltiglia di agrumi e sterco di cavallo distesa a terra. È la domenica dello Storico Carnevale di Ivrea, bellezza. Un momento che gli eporediesi aspettavano da tre anni, dopo la parentesi segnata dal Covid-19. E non poteva che esserci una risposta corposa e frizzante dei partecipanti: provenienti da tutto il mondo – dal Giappone fino al Brasile -, la giornata della battaglia delle arance ha segnato 30 mila presenze. Un totale di 19.800 biglietti strappati per chi ha voluto assistere agli assalti ai carri, mentre il resto dei partecipanti si godeva sfilate e banchetti. Solo il giorno prima, sabato 18 febbraio, le strade di Ivrea avevano raccolto 24mila persone per seguire la presentazione della Mugnaia, la 37enne Elena Bergamini, e i fuochi d’artificio sul Lungo Dora.
Numeri record
“Uno dei migliori risultati mai registrati per lo Storico Carnevale di Ivrea”, commenta la Fondazione. Un forte richiamo al festeggiamento fra le piazze, nonostante la flessione del numero dei carri durante la battaglia rispetto al 2020 – quest’anno 47, con 33 pariglie e 14 tiri a quattro, fronte ai 51 di tre anni fa -, il calo degli aranceri a piedi (meno 600 in tre anni, dagli oltre 7.000 del 2020) e il lievitare del costo del biglietto per i non residenti maggiorenni (aumentato di cinque euro dai 10 del 2020).
La giornata
“Evviva la Mugnaia!” e “Evviva il Generale!” risuonano da ogni angolo. Tutti sbracciano e applaudono quei simboli di libertà e ribellione allo jus primae noctis, oggi più vicini, in tempo di #metoo. C’è poi la voglia di rievocare la lotta del popolo contro il potere nobiliare si capta dal solo sguardo di ogni arancere. In quasi diecimila, da ieri fino al martedì grasso, focalizzati su un solo obiettivo: lanciarsi addosso diecimila quintali di arance. Chi con il frigio a mo’ di fionda, chi scaraventando tiri da giocatore di baseball contro chiunque. Per questo, prassi vuole che a fine giornata ci sia anche un bilancio dei contusi: ieri 198, di cui 21 costretti a curarsi al pronto soccorso di Ivrea.
Le istituzioni cittadine
“È il carnevale della ripartenza – ha commentato Stefano Sertoli, sindaco di Ivrea – Due anni e mezzo senza carnevale sono stati duri da digerire. Oggi abbiamo avuto già dimostrazione da cerimonie precedenti che c’è grande partecipazione, entusiasmo ed attesa”. Dello stesso parere l’assessora alle pari opportunità, politiche sociali e giovanili del Comune d’Ivrea, Giorgia Povolo: “Essere qui oggi è un’emozione. Ci voleva questo carnevale perché la sua interruzione, i carri fermarsi dopo che per un anno la città aspetta questo momento, è stato un colpo al cuore”.
Oggi la seconda parte della battaglia
Oltre alla fanghiglia sull’asfalto e la distesa di arance luccicanti sul Dora, dietro lo Storico Carnevale di Ivrea c’è tanto altro: cortei storici e fagiolate, lanci di caramelle e mimose, sfilate di cavalli adornati e squadre d’aranceri con anni e anni di battaglie. Come la più antica, Asso di Picche: “Siamo nati nel 1947, dal raduno di alcuni operai della Olivetti che facevano parte dell’Ivrea Calcio che decisero di organizzare il tiro delle arance sotto un simbolo, un senso di appartenenza e d’amicizia – racconta il presidente dei Picche, Corradino Bonisoli – Essere arancere significa avere carattere e forza. Una volta si allenava il braccio tirando le pietre in Dora. Bisogna essere rapidi e tempestivi in piazza”. Quindi, ci saranno anche dei vincitori a fine kermesse, decretati domani da una giuria ad hoc. I criteri di scelta sono il vestiario, le modalità di lancio delle arance e la scelta con cui carristi e aranceri attaccano e difendono. Oggi pomeriggio, dalle 14 in poi, al via la seconda giornata della battaglia.