Continuano a verificarsi eventi critici nelle carceri del Piemonte e il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) rilancia l’allarme. A meno di un mese dall’ultimo episodio di violenza nei confronti degli agenti, il Sappe denuncia una nuova aggressione: ieri pomeriggio, 15 febbraio, nella rotonda della casa di reclusione di Asti, due poliziotti sarebbero stati colpiti con degli sgabelli da oltre venti detenuti per problemi inerenti i colloqui.
“La situazione nelle carceri del Piemonte è sempre tesa ed allarmante” segnala Donato Capece, Segretario Generale del sindacato, che definisce “inquietanti” i numeri relativi agli eventi critici avvenuti negli istituti di pena della regione lo scorso anno. Nel 2017, nelle carceri piemontesi si sono verificati 656 atti di autolesionismo, 59 ferimenti e 285 colluttazioni. Ci sono stati 65 tentati suicidi e 4 persone si sono tolte la vita. Cinque invece sono morte per cause naturali. Il più alto numero di atti di autolesionismo si è registrato nel carcere di Ivrea e nella Casa Circondariale di Alessandria, rispettivamente 109 e 100. Alle Vallette, invece, si è contato il maggior numero di tentati suicidi, 19.
I dati del Sappe per il Piemonte rispecchiano quelli nazionali. In tutti i penitenziari del paese, nel 2017 sono aumentati gli eventi critici rispetto all’anno precedente. Gli atti di autolesionismo sono stati 9.510, 924 in più rispetto al 2016; i suicidi 48 e 1.135 i tentati suicidi. Ci sono stati anche due omicidi, che nel 2016 non si erano mai verificati, ma sono diminuiti i tentati omicidi: da 4 a 2.
Il sovraffollamento si conferma un problema endemico delle carceri italiane. A gennaio, il Ministero della Giustizia contava 58.087 persone detenute negli istituti italiani, per 50.517 posti totali.In Piemonte ci sono 325 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare: 4.250 persone per 3.900 posti letto.
Per Capece i dati sono “sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie”. Per il segretario del Sappe “la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’”, che lascia le celle aperte per più ore al giorno permettendo ai detenuti di girare per le Sezioni detentive.
Il sindacato propone la sospensione della vigilanza dinamica, che ha smantellato le politiche di sicurezza delle carceri lasciando “detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali” e “detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”. Il regime aperto sarebbe “controproducente perchè lascia i detenuti nell’apatia” e, per il Sappe, “non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi e ipocriti”.