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Camusso e la chiamata al voto europeo delle parti sociali: Confindustria e sindacati fanno fronte comune

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La speranza di Susanna Camusso è riposta nei giovani: in quelli che il 2 marzo sono scesi in piazza a Milano per manifestare a favore dell’accoglienza dei migranti, e nei tantissimi seguaci italiani di Greta Thunberg e del movimento Fridays for Future. L’ex segretaria generale della Cgil, oggi responsabile del Dipartimento Internazionale del sindacato, è arrivata a Torino stamattina, 2 maggio, per presentare l’Appello per l’Europa siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil in un incontro-intervista con il digital editor del La Stampa Marco Sodano all’Archivio di Stato intitolato “Un’Europa più giusta ed equa per le lavoratrici e i lavoratori: verso le elezioni europee del 26 maggio 2019”.

Il pubblico numeroso e attento – non di liceali, che in quest’orario sono a scuola – ha seguito in silenzio le argomentazioni della sindacalista, che con tono pacato ha toccato tutti i temi caldi in vista dell’imminente tornata elettorale, che, come ha sottolineato, “si nomina molto ma si discute molto poco”.

L’invito a recarsi alle urne è inteso come strumento per avere voce in capitolo in Europa, e per potervi portare i cambiamenti che Confindustria e parti sociali sono concordi nel ritenere necessari: “Se tu non sei in un luogo non determini il cambiamento di quel luogo: uscire è una scelta di rinuncia, non di cambiamento”, ha spiegato Camusso.

Fuori dai confini

Il contesto è quello di uno scenario in cui quella sovranazionale è una dimensione imprescindibile: per la sindacalista, “chi racconta che la dimensione nazionale è autosufficiente, racconta una balla: è insignificante rispetto a quello che sta succedendo nello scenario politico mondiale, dell’economia e del mercato del lavoro. Se si pensa a una dimensione nazionale, la condizione dei lavoratori è destinata a peggiorare: se si ritiene un punto fondamentale il miglioramento della condizione di lavoro, si deve uscire dal pensiero secondo cui “piccolo è bello”. Il cambiamento non sta nel cortile di casa: il cortile di casa è la dannazione”.

Una dannazione che durante la mattinata di convegno emerge nella forma di multinazionali del settore tecnologico, che determinano un gioco al ribasso dei prezzi che ha inevitabili conseguenze sul lavoratore e a cascata sul tessuto sociale – “il cliente pensa di interloquire esclusivamente con una piattaforma ma un algoritmo opera sulla base degli input che gli sono dati: bisogna smettere di pensare che la tecnologia è una formula neutra, perché è determinata dall’essere umano e dagli interessi aziendali” – e dalle nuove potenze emergenti, sopra tutte la Cina con la Nuova Via della Seta. “Il tema non è come investi nel breve periodo,  ma il futuro: avere una dimensione che ci permette di essere uno degli interlocutori del mondo oppure una che ci fa sparire; tornare a una stagione in cui si sente che si può prendere in mano il proprio destino”, ha detto Camusso.

Grandi opere

Inevitabile, soprattutto a Torino, concentrarsi sul tema delle infrastrutture, ma senza schierarsi sul fronte Tav: “Non sono una particolare ammiratrice della locuzione “grandi opere”, che non è positiva di per sé: che sia grande o piccola, un’opera deve avere una finalità. Penso che sia come Italia che come Europa abbiamo bisogno di un investimento in istruzione: è una grande opera, con investimento di risorse pubbliche e anche per creare luoghi fisici sempre più moderni con questa finalità, dai nidi all’università”, ha affermato. Entra in gioco così il tema del rapporto fra pubblico e privato: “L’Europa ha bisogno di tutto questo, e qui ne emerge un limite e una delle ragioni per cui bisogna cambiarla: questa Europa ha cancellato l’idea che l’investimento possa essere pubblico; tutto il piano Juncker è stato basato sugli investimenti dei privati.”

Fra gli altri punti dell’appello di Confindustria e sindacati, Camusso ha sottolineato quello del “dumping” sulle condizioni di lavoro: se costo del lavoro e imposizione fiscale diversi fra gli Stati europei possono causare discriminazioni, si rende necessaria un’armonizzazione a partire dai diritti e dalle tutele fondamentali. Al termine della mattinata, emerge così la consapevolezza della grande sfida che le forze europeiste dovranno affrontare: l’Europa che sostengono non è quella di oggi, ma quella di domani.

ADRIANA RICCOMAGNO

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