“Il Piemonte non può diventare una regione dove non si può più fare impresa” dice Gianna Pentenero, presidente del gruppo regionale del Pd. Eppure, i rilievi de Il Sole 24 ore sembrano andare proprio in questa direzione: è ormai da tre trimestri consecutivi che i numeri della produzione e delle esportazioni piemontesi sono in rosso.
Secondo Unioncamere Piemonte, che ha analizzato i dati del Registro imprese delle Camere di commercio, nel 2024 in Piemonte sono nate più di 22mila aziende, 207 in più rispetto al 2023 per una variazione tendenziale di +0,9%. Il dato allarmante riguarda però le imprese che hanno cessato la propria attività: sono oltre 23mila, 1.176 in più del 2023. La variazione tendenziale in questo caso è di +5,3%. Complessivamente, il numero di imprese in Piemonte a fine 2024, che decresce di 382 unità, ammonta a poco meno di 420mila. La regione ospita così il 7,1% delle imprese nazionali, collocandosi al settimo posto su venti. Il rapporto tra nuove iscrizioni e cessazioni, -0,09%, è quindi “debolmente negativo” – come si legge nel comunicato stampa di Unioncamere del 22 gennaio 2025 – ma rilevante se si calcola che la media nazionale è di una crescita dello 0,62%. E non solo: nel 2023, in Piemonte il tessuto imprenditoriale piemontese si era espanso dello 0,14%.
La performance varia però notevolmente di settore in settore: i servizi e le costruzioni crescono rispettivamente dell’1,28% e 0,43%, seguiti dal turismo che mette a segno un +0,41%. In contrazione le attività industriali in senso stretto (-0,78%), ma soprattutto il commercio (-1,43%) e l’agricoltura (-1,57%). A tal proposito, avevamo parlato delle difficoltà affrontate dal settore agricolo con Claudia Roggero, apicoltrice e delegata regionale Coldiretti Giovani impresa Piemonte.
Alcune differenze si segnalano anche in relazione all’area geografica: stabile Asti (+0,01%), leggermente in negativo Torino e Biella (-0,01%), Novara (- 0,12%), Alessandria (-0,14%) e Vercelli (-0,17%). Le province di Cuneo (-0,30%) e di Verbano Cusio Ossola (-0,41%) fanno registrare le peggiori variazioni.