La decima giornata delle Olimpiadi di Pechino ha regalato emozioni per la spedizione azzurra. Nella notte italiana un’incredibile Sofia Goggia, reduce da un grave infortunio a 23 giorni dai Giochi (distorsione al ginocchio sinistro, con parziale lesione del legamento crociato e microfrattura del perone), è riuscita nell’impresa di salire sul secondo gradino più alto del podio nella discesa libera. Una storia di perseveranza a cui c’è da aggiungere l’inaspettata medaglia di bronzo – sempre nella discesa libera – di Nadia Delago, mai arrivata nelle prime tre posizioni in Coppa del Mondo nella specialità. L’Italia realizza così una “doppietta” sul podio olimpico dello sci alpino a quattro edizioni di distanza dall’ultima volta (l’ultima era stata nel 2002 a Salt Lake City, con l’oro e il bronzo di Daniela Ceccarelli e Karen Putzer nel Super G). Il bottino della spedizione azzurra si arricchisce e raggiunge quota 13 medaglie (2 ori, 6 argenti e 5 bronzi).
Vi raccontiamo la storia di Benjamin Alexander, un Dj giamaicano con una particolare passione per lo sci, che lo ha reso il primo del suo Paese a gareggiare alle Olimpiadi nella categoria.
La storia di Benjamin Alexander: un DJ giamaicano sulle piste di Pechino
E’ il primo sciatore alpino della storia della Giamaica, figlio di padre giamaicano e madre inglese. Nella vita di tutti i giorni è laureato in ingegneria civile a Londra, di mestiere fa il Dj e ha iniziato a iniziato a a sciare solo sette anni fa, nel 2015, per puro caso: Benjamin Alexander si trovava in Canada per un evento musicale, insieme ad alcuni amici. In quella circostanza, dopo essere stato trasportato sulla vetta di una montagna da un elicottero, il 31enne rimase stregato dalla vista della discesa di alcuni sciatori verso valle.
Dopo quell’esperienza Alexander iniziò ad allenarsi seriamente con diversi allenatori. Tra questi, l’ex professionista americano Gordon Gray, che all’inizio parlò della sua tecnica come “la peggiore che abbia mai visto”. Gray ad Alexander gli ha insegnato tutto, a partire dalle basi per stare in piedi sugli sci. “Se hai paura non riuscirai a portare a termine nessun obiettivo, anche con la tecnica migliore del mondo”, gli ripeteva Gray continuamente. Dopo tanta fatica e numerosi infortuni – si è tagliato numerose volte con le lamine degli sci e si è rotto anche le costole – Alexander riesce quantomeno a diventare uno sciatore degno di questo nome.
La sua storia, ricorda quella di Cool Runnings, il celebre film sul tentativo della squadra olimpica di bob giamaicana alle Olimpiadi dell’88 a Calgary. Precedente che, di fatto, segnò l’esordio della Giamaica alle olimpiadi invernali. E i suoi amici infatti non mancano di prenderlo in giro, scherzandoci sopra. Il giamaicano guarda le Olimpiadi di Pyongyang nel 2018 da spettatore, chiedendosi se per lui sarebbe mai stato possibile qualificarsi. “Pensavo che l’esito più probabile fosse la morte o almeno un grave infortunio”, dichiarerà poi in seguito. Nel 2020, Alexander disputa la sua prima gara ufficiale.
Due giorni fa, il 13 febbraio 2022, Alexander esordisce a Pechino 2022 nel Super Gigante, diventando il primo sciatore alpino della storia della Giamaica a partecipare alle Olimpiadi, a 38 anni suonati. «È stata una delle cose più difficili della mia vita. Per me l’importante era arrivare al traguardo, alcuni dei migliori non ci sono riusciti quindi sono davanti a loro. Volevo divertirmi e terminare la gara senza infortuni. La mia prima gara è stata solo due anni fa, ed è impossibile per me confrontarmi con questi ragazzi che fanno questo da 20 anni» ha spiegato a fine gara ai microfoni di Discovery+.Il giamaicano ha chiuso da ultimo il gigante maschile in entrambe le manche, con un distacco di un minuto e 9 secondi dalla medaglia d’oro dallo svizzero Marco Odermatt. Ma questo, nella testa di Alexander, non ha alcuna importanza. La sua medaglia personale l’ha già vinta, dimostrando a un paese intero che nulla è impossibile quando si ha la giusta forza di volontà: “Spero di essere d’ispirazione per tutti i bambini che sognano le Olimpiadi, perché tutti possono sognare un giorno di partecipare ai Giochi. Ora mi fanno male le gambe, datemi una birra».