”Ho scritto Ritorni ad Auschwitz perché non potevo liberarmi dell’incubo del campo. Ormai siamo rimasti in pochi, quindi mi sento in obbligo, visto che riesco ancora viaggiare, a parlare di quello che ho vissuto al mondo intero”. Bogdan Bartnikowski, giornalista e scrittore polacco, è un sopravvissuto del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Nel ventre del sistema di sterminio nazista giunse nell’agosto del 1944. Aveva 12 anni e, come ha scritto, era già “uno schiavo”: “Sono arrivato lì dopo la rivolta di Varsavia – commenta oggi Bartnikowski – mi hanno subito separato dai miei genitori, gli unici adulti che vedevamo erano i kapò. Della mia età eravamo in circa 100-150”.
Bartnikowski è a Torino, nella prima giornata del Salone del Libro 2023. Non è “una prima volta”: negli ultimi mesi è già stato in Italia e a Torino a raccontare. Perché “pure gli italiani hanno vissuto questi tragici eventi. A questi incontri partecipano tanti giovani, è un’occasione perché posso dire della mia infanzia ai giovani di oggi”. Alla 35esima edizione, di SalTo, insieme all’associazione Il treno della memoria – che da ormai 20 anni organizza viaggi con lo scuole con destinazione Auschwitz – ha parlato della sua esperienza ai ragazzi più giovani.
Bartnikowski: “Pregare ci ha aiutato moltissimo”
“Nei primi anni, rivedevo l’incubo di Auschwitz in ogni cosa. Sentivo parlare tedesco per strada e mi impaurivo. Infatti per 20 anni non ho scritto, ma dopo aver incontrato persone che hanno vissuto anche loro l’esperienza del campo, ho cominciato a scrivere di quello che avevamo visto”. Il giornalista polacco ricorda anche chi cercava di prendersi cura di lui e dei bambini come lui: “I prigionieri polacchi già presenti ci hanno aiutato tanto. Cercavano di sostenerci e facevano in modo che le nostre limitate razioni di cibo non venissero rubate. Prima di dormire pregavamo, cosa che ci ha aiutato moltissimo”.
“Abbiamo pensato che quelle cose non si potessero più ripetere”
“Quell’esperienza ci ha rovinato la vita – dice ancora Bartnikowski – perché ci ha segnati per sempre. Sulla seconda guerra mondiale ci sono libri e film, ma non ci sono testimonianze dei bambini. Io posso raccontarla è così posso completare questo quadro storico”. Lo scrittore conclude parlando della guerra in Ucraina, un passaggio inevitabile: “Abbiamo pensato che quelle cose non potessero più tornare. Ci dicevamo che era impensabile che potessero ripetersi. E invece ora stiamo rivivendo la guerra, con i suoi orrori”.