Daryna Chalyk è stata una delle protagoniste indiscusse del biathlon alle Universiadi invernali di Torino 2025. Delle nove medaglie conquistate dall’Ucraina in questa disciplina – quattro d’oro, due d’argento e tre di bronzo – ben tre se l’è messe al collo lei. Grazie anche ai suoi risultati, l’Ucraina si è affermata come la nazione più vincente nel biathlon ai Fisu Games.
La medaglia più preziosa, l’oro nella mass start da 12,5 chilometri, è arrivata il 22 gennaio, quando Chalyk ha tagliato il traguardo davanti alla connazionale Oleksandra Merkushyna e alla tedesca Luise Müller. Prima di salire sul gradino più alto del podio, l’atleta ucraina aveva già dimostrato il suo talento con due bronzi, ottenuti nello short individual da 12,5 chilometri e nella pursuit da 10 chilometri. La vittoria finale è arrivata però nell’ultima gara in programma per lei, chiudendo nel migliore dei modi la sua partecipazione ai giochi. Eppure, la storia di Daryna Chalyk non si esaurisce sulle piste da sci, ma è il racconto di una ragazza che ha dovuto affrontare sfide legate alla guerra e alla necessità di gestire vari aspetti della propria vita.
Oltre l’Ucraina
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, la vita dell’atleta ventitreenne, studentesse del Pedagogical Institute T.G. Shevchenko di Chernihiv, è stata completamente stravolta. Chernihiv, situata a circa 80 km dal confine con la Russia, è stata tra le città più colpite dai bombardamenti lanciati da Vladimir Putin. L’assedio, iniziato il 24 febbraio 2022 e durato più di un mese, ha devastato il centro urbano: il 70% della città è stato distrutto, inclusi edifici simbolici come biblioteche, un antico cinema, l’archivio storico e lo stadio dedicato all’astronauta Jurij Gagarin. Il New Yorker ha raccontato come ogni giorno venissero uccise fino a cinquanta persone, colpite in qualsiasi occasione, che fossero all’aperto, in fila per il cibo o si trovassero all’interno delle loro case. Secondo il Washington Post, più della metà dei 300mila abitanti sono stati costretti a fuggire. E, in modo simile, anche Chalyk è stata costretta a scappare, viaggiando in varie nazioni europee – dall’Italia alla Svizzera, dalla Francia all’Austria – per poter continuare ad allenarsi nel biathlon.
Atleta, studentessa e mamma
Oltre a essere un’atleta di livello internazionale, Chalyk è anche mamma. “Dedico questa medaglia a mio figlio”, aveva dichiarato emozionata il 20 gennaio, dopo aver conquistato il bronzo nella pursuit da 10 chilometri. La ragazza racconta che non è affatto semplice bilanciare lo sport ad alti livelli, lo studio universitario e la vita privata, in cui il ruolo di genitore ricopre una parte fondamentale. Eppure, nonostante le difficoltà nel trovare un punto di equilibrio tra i vari impegni, i successi sportivi non mancano. Il momento più significativo dei Fisu Games è arrivato nell’ultima gara, proprio nei metri finali: “Portare la bandiera ucraina fino al traguardo è stato davvero emozionante”, ha raccontato dopo il trionfo nella mass start. “Questa vittoria la ricorderò per sempre”.
