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Richieste d’asilo in Italia, cosa cambia con la legge Minniti-Orlando

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Richiedere asilo in Italia sarà più difficile. Il 12 aprile scorso con il voto favorevole della Camera dei Deputati, il decreto Minniti-Orlando è diventato legge. Il governo Gentiloni ha così cambiato le regole e introdotto nuovi filtri per le persone che scelgono il nostro Paese per fuggire da persecuzioni e pericoli. Ponendo la questione di fiducia, l’esecutivo ha accelerato l’iter procedurale nelle Camere blindando il decreto dagli emendamenti delle opposizioni. La legge, che va a modificare il Testo unico sull’immigrazione, introduce importanti novità in materia di protezione internazionale e rimpatrio. Le modifiche non sono però piaciute a Ong e operatori umanitari perché in contrasto con i principi enunciati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Le novità nei tribunali

Le richieste d’asilo in Italia vengono esaminate da apposite Commissioni nazionali e territoriali che possono riconoscere o negare ai richiedenti lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria. Qualora la Commissione esprima un parere negativo, è possibile presentare un ricorso giurisdizionale entro trenta giorni dalla notificazione del provvedimento. Per ridurre i tempi della procedura nella risoluzione delle controversie, il decreto ha istituito nei tribunali ordinari delle principali città italiane dove hanno sede le Corti d’appello, sezioni specializzate in materia di protezione internazionale.

E nei ricorsi

Un’importante novità del ricorso, che ha raccolto non poche critiche dalle associazioni e dal mondo accademico, è la sostituzione nel primo grado di giudizio del rito sommario di cognizione con il rito camerale senza udienza. Ciò significa che il richiedente asilo, a cui la Commissione ha negato la protezione internazionale, non potrà comparire davanti al giudice per difendersi a meno che quest’ultimo non lo ritenga necessario, essendo considerata sufficiente la videoregistrazione del colloquio con la Commissione territoriale. Il decreto emesso dal tribunale non è inoltre reclamabile, ovvero è abolito il secondo grado di giudizio. Rimane garantito solo il ricorso in Cassazione.

Dai Cie ai Cpr

Il decreto aumenterà inoltre il numero dei Centri di identificazione ed espulsione che diventeranno venti, uno in ogni regione, con il nuovo nome di Centri di permanenza per i rimpatri. Un totale di 1600 posti in strutture pubbliche lontane dalle città per la cui realizzazione sono stati stanziati 13 milioni di euro a cui si aggiungeranno per la loro gestione 33 milioni nei prossimi tre anni.

Più diplomatici

Verrà inoltre incrementata di venti unità la rete diplomatica e consolare nel continente africano ed utilizzati i finanziamenti della Commissione europea del Fondo asilo, migrazione e integrazione per l’esecuzione delle procedure d’espulsione.

Nonostante il 2016 sia stato un anno record in Italia con oltre 100 mila richieste d’asilo e i numeri siano in continuo aumento, affrontare le migrazioni in termini di emergenza e sicurezza mette in grave pericolo la garanzia e la tutela dei diritti umani.

LUCREZIA CLEMENTE