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Artigianato senza giovani, in crisi il ricambio

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Ricambio generazionale e disallineamento tra domanda e offerta di lavoro stanno diventando fattori critici per le imprese piemontesi. È ciò che emerge dal sesto Rapporto Monitor dell’Osservatorio micro e piccole imprese di Cna Piemonte, organizzazione degli artigiani, realizzato in collaborazione con UniCredit e presentato questa mattina a Torino in occasione dell’assemblea regionale di Cna.

“In un momento storico caratterizzato da una serie di sfide senza precedenti – ha detto il segretario regionale Cna, Delio Zanzottera – le nostre imprese si trovano a fronteggiare una serie impressionante di ostacoli: l’inflazione, la frenata del Pil, una crescita 2023 che probabilmente sarà corretta al ribasso, i tassi di interesse instabili e le restrizioni creditizie. Ma il problema è soprattutto la ricerca di manodopera qualificata: il panorama demografico presenta un differenziale allarmante tra chi entra nel mondo del lavoro e chi ne esce, divario che potrebbe raggiungere il 50% nei prossimi dieci anni. Molte piccole imprese proprio per questo sono a rischio chiusura. È necessario – ha concluso – che la politica investa per favorire la continuità di impresa e il ricambio generazionale”.

Fra gli imprenditori, emerge dall’indagine, prevalgono prospettive improntate alla cautela: sono infatti di più quelli che prevedono un calo del giro di affari rispetto a quelli che ne prevedono un aumento, anche se la maggioranza ipotizza una situazione stabile.

Sul fronte della formazione, negli ultimi due anni è salito dal 41% al 51% il numero delle imprese che vi hanno investito. Ma il 38% non ha fatto nulla su fronte dell’innovazione, e la maggior parte non ha strategie per un buon coinvolgimento dei dipendenti. Tornando al passaggio generazionale, quasi il 60% non sa come lo gestirà. Nel 60% dei casi mancano le giovani generazioni, e nel 20% i figli ci sono ma non vogliono continuare l’attività di famiglia. I giovani, dice la ricerca, non sono attratti dall’artigianato, e quasi l’80% delle imprese ammette di non ritenersi attrattiva per i giovani. Le aziende più resilienti, conclude il rapporto, sono quelle che più investono e più fanno innovazione.

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