Collezione, internazionalizzazione, professioni, spazio pubblico, educazione e comunità. Sei parole che guideranno la programmazione della fondazione per l’Arte moderna e contemporanea Crt dal 2024 al 2027. “Abbiamo costruito un vocabolario minimo ma essenziale per riassumere i temi e gli obiettivi che ci siamo prefissati. Le sei parole tracciano la struttura delle attività dei prossimi quattro anni”, spiega Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della fondazione da luglio 2023.
Da ventiquattro anni la fondazione per l’Arte moderna e contemporanea Crt, ente “art oriented” della Crt, favorisce il ruolo e lo sviluppo dell’arte e della cultura nella società, acquisendo opere di artiste e artisti italiani e stranieri, finanziando e organizzando mostre e convegni, investendo nell’educazione e nella formazione specialistica.
Il programma parte dalla collezione, un patrimonio che conta 930 opere, 300 tra artiste e artisti e un investimento complessivo di oltre 41 milioni di euro. E quest’anno l’investimento aumenterà, raddoppiando la cifra dello scorso anno. “Ci impegneremo nei prossimi anni a mostrare la collezione – continua la presidente – ma anche a consolidarne la sua funzione di ambasciatrice in Italia e nel mondo. Da qui arriviamo alla seconda parola: internazionalizzazione. Continueremo a rispondere positivamente alle richieste di prestito da parte di musei prestigiosi. Siamo orgogliosi di ricordare che nel mese di ottobre il nucleo dell’arte povera sarà esposto a Parigi.”
La terza parola è professioni. “Vogliamo fare di Torino una città laboratorio dell’arte contemporanea, è la nostra sfida. Per questo motivo investiamo sulla formazione specialistica, su ricerca e professionalizzazione. Lo faremo attraverso Aperto, un progetto che mira a dotare Torino e il Piemonte di un piano formativo gratuito di alto livello per attrarre talenti da tutta Italia”. Aperto proporrà ogni anno sei seminari intensivi su temi riguardanti le diverse professionalità dell’arte.
Spazio pubblico è la quarta parola. Al centro di questo tema c’è Radis (radice in piemontese), che “amplia la nostra azione alle piazze, agli scenari naturali nei borghi e nelle città di tutto il territorio regionale”. L’obiettivo è quello di innescare esperienze di cittadinanza attiva, generando un patrimonio artistico a favore della comunità. “Le opere saranno pensate per dialogare con la storia locale, le persone e il paesaggio”. Fondamentale è anche la missione educativa, quinta parola che guida il mandato della nuova presidente, vista come un investimento sociale rivolto a giovani e anziani.
Chiude il piccolo vocabolario la parola comunità, che attraversa tutti i progetti della fondazione al fine di costruire gruppi: di professionisti, studenti, cittadini e cittadine, bambini e bambine, ma anche anziani e persone fragili. “A queste sei parole vorrei aggiungerne una: sogno – conclude la presidente -. È un termine sicuramente eccentrico rispetto ai linguaggi della progettazione culturale. Il sogno a cui penso riguarda la nostra capacità di immaginare il futuro a occhi ben aperti, allo slancio di vedere quello che c’è e di inventare ciò che manca. Nel mio percorso il sogno è sempre stato un movente, un motore, una sfumatura emotiva e coraggiosa che precede ogni progetto e lo accende. Sottolinea il carattere propositivo della programmazione. Il mio sogno è poter contribuire alla cultura contemporanea della nostra città e della nostra regione”.