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Art for Change, una call per partecipare a Wap

Wap (Welfare art project) è il programma lanciato da Hangar Piemonte – agenzia per le trasformazioni culturali voluta dalla Regione Piemonte e realizzata dalla Fondazione Piemonte dal Vivo – in collaborazione con Confcooperative Piemonte per creare un dialogo tra il mondo dell’arte e della cultura e quello dell’imprenditoria e dell’economia. E ora lancia una call rivolta alle aziende. Da martedì 9 aprile fino al 10 maggio 2024 le aziende potranno candidarsi alla “chiamata alle arti” per partecipare al progetto che mira a portare nelle aziende dei metodi non tradizionali per aumentare il livello di benessere di lavoratori e organizzazioni. L’obiettivo è quello di creare percorsi dedicati al welfare grazie ai linguaggi artistici e culturali, che verrebbero integrati all’interno dell’azienda. La call “Art for change” si rivolge a tutti gli enti del terzo settore che lavorano negli ambiti delle arti performative e visive e alle organizzazioni che si occupano di programmazione artistica e culturale. Le aziende verranno valutate e selezionate entro il 31 maggio. Poi verrà creato un catalogo contenente le varie proposte destinate alle imprese cooperative.

Mara Loro, direttrice e project manager di Hangar Piemonte, spiega: “Vogliamo fare un passo avanti, evidenziare maggiormente, in modo strategico e sistemico, il contributo che l’arte e la cultura possono offrire al mondo imprenditoriale nella nostra Regione. Oltre al benessere dei dipendenti, l’integrazione di pratiche artistiche e creative può apportare un valore aggiunto in termini di sviluppo di relazioni strategiche delle imprese con il territorio. È il momento di provare a costruire ponti più solidi tra questi mondi apparentemente distanti, ma in realtà complementari nel loro contributo alla crescita sostenibile della società”.

Wap è una sperimentazione interessante per le aziende: da un lato, è un’opportunità per chi si occupa di attività culturali che possono diventare importanti da un punto di vista di sostenibilità economica. Dall’altro, per le aziende, rappresenta un modo per migliorare il welfare dell’ambiente lavorativo. “Si parla sempre di più di sviluppo a base culturale – commenta Irene Bongiovanni, presidente di Confcooperative cultura, turismo e sport –. Questo però richiede alle imprese di interpretare questa volontà di crescita facendo delle strategie di sviluppo, e non offrendo solo dei servizi. Prima del Covid, il 60% del patrimonio culturale italiano era chiuso o non ben valorizzato nell’ottica dei processi di sviluppo a base culturale. Questo deve farci riflettere sui modelli che ci hanno accompagnato fino a oggi. Non promettiamo di fare numeri stratosferici. Sul territorio nazionale, sono circa 1400 le imprese medie, piccole e micro imprese che lavorano nel settore culturale. Ma la nostra è una famiglia interessante perché c’è un’organizzazione di rappresentanza di imprese che unisce trasversalmente i diversi settori produttivi. La call è un modo per invitare anche ai nostri ‘cugini’ a vivere il settore culturale come un’opportunità e un’occasione per l’impresa”.

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