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“Art. 27”, cartoon in mostra per un carcere più umano. Ma nella celle l’allarme suicidi resta alto

Il fumetto per raccontare il carcere, a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte. Inaugurata lunedì 20 febbraio la mostra “Art. 27”, realizzata grazie alla collaborazione tra l’associazione EsseriUmani e gli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ha l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sui problemi della detenzione in Italia e nell’area subalpina in particolare. La scelta dei comics per rappresentare il mondo dei detenuti è voluta: il fumetto parla a tutti.

Ma questa forma d’arte ha anche un’altra accezione: “La componente grafica del fumetto vuole dare una voce a chi non ne ha”, spiega Pierpaolo Rovero, professore dell’Accademia di Belle Arti. In questo modo, si cerca di costruire un ponte tra il “mondo esterno” e la realtà dei carcerati, percepita come distante e sconosciuta. Per la scarsa sensibilizzazione al tema, il carcere diventa troppo spesso un’ombra che segue e discrimina gli ex carcerati anche durante il reinserimento nella società. È necessario intraprendere un percorso bidirezionale: da un lato si dovrebbe lavorare sulla riabilitazione dei detenuti, dall’altra occorre educare e informare l’opinione pubblica, in modo che chi ha vissuto — o vive — l’esperienza di detenzione cominci a essere visto come un individuo, e non come il reato che ha commesso.

La reclusione non deve avere una funzione solo punitiva, ma anche — e soprattutto — rieducativa. “La pena detentiva non deve andare contro l’umanità dell’individuo, ma deve essere intesa come rieducazione”, dice Bruno Mellano, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte. E questo aspetto diventa ancora più importante se si ha a che fare con detenuti minorenni, sottolinea Ylenia Serra, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. Juri Nervo, presidente di EssereUmani, porta l’esperienza delle carceri nelle scuole, per sensibilizzare gli studenti alla giustizia. È proprio qui che, parlando di legalità, facendo prevenzione e parlando di queste tematiche che si può iniziare a conoscere veramente questa realtà, al di là dei luoghi comuni.

Una delle problematiche più diffuse nei penitenziari è quella del malessere psicologico dei detenuti. I numeri sono chiari, ed è necessario agire: nel 2022 sono stati 84 i suicidi nelle carceri italiane, 5 in Piemonte, 4 dei quali nella casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, meglio conosciuto come Le Vallette. Michele Miravalle, rappresentante dell’associazione Antigone, definisce la struttura torinese come una “città, e in quanto tale ci sono quartieri dove si vive meglio e quartieri più problematici”. Qui infatti sono più di 1400 i carcerati, e i tassi di sovraffollamento superano il 130%. Nonostante l’aumento delle problematiche psicologiche, psichiatriche e di tossicodipendenza tra i detenuti, le misure adottate nei penitenziari italiani non sono ancora adeguate.

Martedì 21 febbraio, nella Sala Trasparenza della Regione Piemonte si fa il punto sul fenomeno, con la conferenza stampa “Il fenomeno dei suicidi in carcere: un’emergenza tragica e un grido di allarme”. Presenti Chiara Caucino, assessore alla Regione Piemonte, e Roberto Capra, presidente della Camera penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte occidentale e della Valle d’Aosta. Durante il dibattito, moderato da Bruno Mellano, verrà trattata e approfondita la situazione di disagio e l’allarme dei suicidi nelle case circondariali italiane da diverse prospettive.

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