“Un passaggio immaginario tra Oriente e Occidente: l’incontro tra noi e gli altri può avvenire attraverso una tenda che deve essere attraversata”. Per gli artisti di Guerrilla Spam l’arte non è un feticcio immobile, ma è fatta per le persone: per questo “Arco Elefante”, che si erge all’ingresso del Museo regionale di Scienze naturali, invita i visitatori a toccarla e attraversarla facendo suonare sue tende a sonagli.
Donata da Matteo Bidini (Club Silencio) al Museo regionale di Scienze naturali, l’installazione rappresenta un elefante stilizzato, simbolo di incontro non sempre felice tra culture – come quelle asiatiche e africane con quelle europee – e anche dell’atteggiamento predatorio con cui le civiltà umane si sono spesso approcciate al mondo animale. L’opera, infatti, richiama anche una critica all’infelice pratica di mettere gli animali a disposizione di “usi e soprusi dei trastulli umani”, sottolinea Bidini. Ha una dimensione ludica, aggiunge un portavoce di Guerrilla Spam, ma rimanda anche ad aprirsi “all’idea dell’incontro con l’altro: un’altra cultura, per esempio, o qualcosa che non si conosce”.
“Arco Elefante” entra a far parte del patrimonio museale in un “tentativo di contaminazione reciproca molto importante”, ha detto il direttore del Museo Marco Fino. Per Guerrilla Spam, che lavora da anni in spazi pubblici e collettivi, si tratta di una location insolita. “Abbiamo lavorato con altri tipi di museo, ma mai uno di scienze naturali – raccontano – Inusuale che siano interessati a dialogare con artisti di arte contemporanea”.
Il progetto nasce nel contesto del programma culturale Tra cultura e natura, curato dalla Fondazione Circolo dei lettori per il Museo regionale di Scienze naturali, e prosegue fino all’estate. Per inaugurare l’opera, Club Silencio propone venerdì 22 e sabato 23 marzo due serate speciali di “Una notte al museo“: si tratta degli appuntamenti promossi dall’associazione per avvicinare gli under 35 alla vita culturale cittadina. “Quando abbiamo iniziato, qualche anno fa, abbiamo cercato un modo per abbattere la distanza tra i musei e i nostri coetanei – ha spiegato Alberto Ferrari, presidente di Club Silencio – L’idea era di renderli protagonisti del futuro della città“.