“Il problema di queste persone non è tanto la povertà, ma il sentirsi rifiutate, sentirsi un peso ed essere relegate ai margini. Questo nostro progetto vuole essere una piccola attenzione verso gli ultimi, verso coloro che fanno più fatica a vivere”. Padre Antonio Menegon, responsabile delle missioni dei Camilliani, inaugura così Casa di Lia, piccolo dormitorio situato in via Magenta 6/bis a Torino, istituito per accogliere persone senza fissa dimora e aperto a partire dal 16 gennaio fino ad aprile, per far fronte alla situazione di emergenza legata al freddo invernale.
La Casa di Lia è opera di Bartolomeo & C. Lia è infatti Lia Varesio, deceduta l’11 marzo 2008, fondatrice della associazione, che ha dedicato tutta la sua vita ai torinesi e alle torinesi in difficoltà. La storia di Lia inizia con una vocazione precoce, alimentata dall’esempio del padre e della madre per i bisognosi, ma prende una volta decisa alla fine degli anni 70: Lia, mentre va al lavoro in Fiat, Fondazione Agnelli, dove opera come assistente sociale, si scontra con Ester, una donna liberata da un ospedale psichiatrico ma priva di aiuti e senza casa, che urla, a Porta Nuova, provocando la fuga di chi passa lì vicino. Lia però non fugge: dopo aver scoperto che Ester non mangiava da tre giorni, la porta in bar e la aiuta. E inizia, da quel momento a occuparsi di chi vive per strada.
Nel corso di una delle passeggiate notturne iniziate con il fratello e alcuni amici per aiutare i senza dimora, Bartolomeo, un uomo che viveva in strada, viene trovato morto per il freddo, coperto da un cumulo di stracci e cartoni. La morte di Bartolomeo provoca una svolta ulteriore e la nascita della associazione Bartolomeo & C. Lia viene chiamata anche dall’allora sindaco Novelli a occuparsi di un neonato ufficio per i senza dimora. La vita di Lia, fino alla sua scomparsa a 63 anni, sarà da allora tutta dedicata a loro.
La sua associazione opera dal 1980 per persone senza tetto, con problemi psichiatrici, alcolizzate, persone ex detenute, sieropositive, transessuali, disoccupate, tossicodipendenti ed ex prostitute. Volontari e volontarie del gruppo vanno a cercare tutte queste persone in giro per le strade, in stazione, nei parchi e nei luoghi più nascosti, dove si nascondono per rendersi invisibili, e offrono loro un primo aiuto tramite cibo, vestiti e dimora, individuando i loro bisogni primari.
L’obiettivo di questa nuova opera punta a rimediare alla grande richiesta di posti letto nei mesi invernali. Non basta infatti il dormitorio “Bivacco”, in via Saluzzo 9, che rimane aperto tutto l’anno. “È di risorse e volontari che abbiamo maggiormente bisogno” spiega Paola, volontaria della Bartolomeo & C.
L’iniziativa e l’associazione trovano il sostegno della Città di Torino. L’assessore alle politiche sociali Jacopo Rosatelli. ha ringraziato l’associazione e i volontari per il fondamentale servizio svolto, mettendo l’accento sulla necessità di curare le persone anche e soprattutto dal punto di vista psicologico e sulla necessità che l’amministrazione continui a mantenere viva l’attenzione su questo tema. “Il comune di Torino è sempre stato molto attento a queste tematiche – riconosce padre Antonio Menegon -. I dormitori e i centri d’accoglienza si sono moltiplicati: l’attenzione e la sensibilità ci sono. In un mondo afflitto dalla morte abbiamo bisogno di segni di vita”.