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Approvata la direttiva sul copyright al Parlamento Europeo

Un duro braccio di ferro che si riassume in soli sei “sì” che cambiano le regole per la rete e per gli utenti in Europa. Dopo le polemiche degli ultimi giorni e dopo un lungo negoziato, la riforma del diritto d’autore è stata approvata con 348 voti a favore, 274 contro e 34 astensioni.

Nella mattinata di lunedì 25 marzo il provvedimento ha assunto la sua struttura definitiva, ma l’unico cambiamento è stato formale. I due articoli più contestati, l’11, che prevede il pagamento dei contenuti agli editori da parte delle piattaforme online e il 13, quello che impone a queste la creazione di filtri che impediscano la pubblicazione di materiale protetto da diritto d’autore, non sono stati modificati se non nella disposizione, diventando rispettivamente il 15 e il 17.

Due parlamentari europei, uno favorevole e uno contrario, commentano così la votazione:

Per il sì alla direttiva Alberto Cirio, eurodeputato eletto nelle liste di Forza Italia, che appartiene al gruppo PPE, Partito Popolare Europeo: “Su questo tema è stata fatta una vera e propria campagna di disinformazione da parte di chi aveva tutto l’interesse a bloccare la riforma, purtroppo alla fine strumentalizzando le reazioni emotive dei cittadini. Io credo che un paese come l’Italia non possa non essere a favore del copyright e del bisogno di proteggerlo. Questo discorso vale per un’opera d’arte come per una formula o un processo industriale, per un prodotto manifatturiero o agroalimentare. E vale anche per la creatività intellettuale. Nessuno vuole limitare il diritto a condividere informazioni. Questa riforma non ha come obiettivo la censura, al contrario vuole difendere il diritto d’autore, e i posti di lavoro e le professionalità ad esso connesse, da uno sfruttamento incontrollato in rete. Questo non significa colpire i cittadini, ma imporre ai giganti stranieri del web come Google, YouTube o Facebook di riconoscere ai creatori ed editori di notizie un valore per l’utilizzo di contenuti coperti da diritti d’autore. È una questione di giustizia”.

Contrario è invece Daniele Viotti, benché il suo partito, il PD, e il suo gruppo parlamentare, i social democratici, fossero a favore: “Io ho votato no, contrariamente al mio gruppo parlamentare, perché non credo che sia una buona direttiva sul copyright. Non tutela le piccole e medie imprese. Solo le grandi aziende e piattaforme potranno permettersi i mezzi per rispettare queste nuove norme, perché non si possono permettere i sistemi di riconoscimento, costosi e soprattutto ancora imperfetti. Non credo che gli articoli 11 e 13, che ora è diventato il 17, potessero essere modificati. Avrebbero dovuto essere espunti dalla direttiva. Per di più, proprio per il fatto che l’Europa è fatta da 27 paesi, ci saranno 27 modi diversi di applicare le nuove regole sul copyright, il che la rende quasi inapplicabile. Credo che ci sia il pericolo di una censura delle informazioni e della creatività su Internet. Cercherò di combattere questa direttiva con gli strumenti parlamentari e politici che le istituzioni europee mi consentono di utilizzare”.

 

ADRIANA RICCOMAGNO

JACOPO TOMATIS

 

 

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