Millecinquecento chilometri per vivere la corsa Rosa, respirare l’atmosfera del Giro d’Italia e vedere da vicino il traguardo che fu di Marco Pantani. Anthony Bagnall, quarantunenne designer della Fila, azienda fondata a Biella nel 1911, è arrivato da Lepton, sobborgo di Huddersfield a metà strada tra Manchester e Leeds, spinto da un’ammirazione viscerale per il Pirata. “È semplicemente il più grande ciclista di sempre, una leggenda. Ha vinto Giro e Tour lo stesso anno, è inarrivabile”. Atterrato a Malpensa, è corso a Biella e poi subito su a Oropa: “Di lui mi colpisce la storia, oltre che le vittorie. Un personaggio romantico, potrebbe essere il protagonista di un romanzo. E che emozione quella vittoria al Giro del ‘99”. Dumoulin ha appena conquistato la montagna Pantani del giro del centenario, ma Ant ha negli occhi, e sulla memoria dello smartphone, ancora le immagini della giornata di festa.
“Guardate qua e intanto scorre la gallery del telefonino – non immaginavo così tanti ciclisti e persone appassionate di questo sport”. Per il suo lavoro, sempre alla ricerca di stimoli e ispirazione, l’esperienza a Oropa è stata proficua: “Amo le due ruote e sì, le persone che pedalavano mi hanno fatto venire qualche idea. Ma, ancor di più, è stato il quadro della montagna, colorato dalla passione dei tifosi a bordo strada, a conquistarmi. Avete visto quanti tifosi colombiani c’erano? Davvero hanno fatto tutta quella strada per sostenere Quintana e Gaviria? Sono rimasto impressionato da tutte quelle bandiere: pensavo ci sarebbero stati soprattutto tifosi italiani e francesi”.
Pantani nel 1999, Dumoulin quest’anno: le storie si incrociano, e l’olandese ha impiegato soltanto dieci secondi in più del Pirata per salire al santuario: “Sì, ma non è paragonabile. Le abitudini di allenamento cambiano, le bici e i materiali tecnici sono più leggeri e consentono prestazioni migliori. Oggi Pantani andrebbe ancora più forte”. E lo dice da appassionato, ma anche da intenditore: tira ancora fuori il cellulare e, sorridendo, con orgoglio mostra la sua collezione: “Ho tantissime biciclette a casa! Qualche Bmc, ma i miei pezzi preferiti sono le due Bianchi, entrambe di Pantani, uguali in ogni dettaglio a quelle del campione di Cesenatico. Guardate i pedali rossi! A memoria sono una del ‘97 e una del 2000”. L’avventura sta per finire: “È stato tutto fantastico, la corsa, i ricordi, la città”, ma Anthony ha un rimpianto, non essere venuto con una delle sue bici per assaporare il tifo della gente: “Ci tornerò. Oggi ho deciso con i miei amici di venire qua in estate, per allenarci. Questo viaggio è stato troppo breve”. E magari sarà anche l’occasione per andare in Sicilia, terra d’origine dei nonni, o a Cassino, la città natale della mamma.