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Amianto all’Olivetti d’Ivrea, la Corte rigetta i nuovi documenti

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Caso amianto agli stabilimenti Olivetti d’Ivrea: la Corte rifiuta di acquisire i documenti relativi all’inchiesta “Olivetti bis”, prodotti dalla procura. Alle 9.30 di oggi, 14 febbraio, la maxi aula 3 del Palagiustizia di Torino ha accolto la seconda udienza del processo d’appello Olivetti. Una settimana fa la procura generale aveva richiesto l’acquisizione di nuovi documenti commerciali trovati nel capannone Telecom di Torino, sulla via per Settimo. Le carte proverebbero che il talco contenente tremolite di amianto fosse presente in azienda fino al 1986. Nelle arringhe iniziali la difesa ha definito la documentazione incompleta, priva di vaglio e non coincidente con le date indicate più volte dalla procura. Secondo Tomaso Pisapia, avvocato di Carlo De Benedetti, il 21 marzo 2015 durante l’udienza preliminare del processo di primo grado, la Telecom aveva già messo a disposizione il deposito di documenti. La procura ha sottolineato che solo 3.000 scatoloni, dei 15.000 disponibili, avevano indici consultabili e che era stata proprio la difesa, per prima, a prendere visione di un centinaio di carte (dieci delle quali messe sotto sequestro già all’epoca dalla polizia giudiziaria).

Maxi aula 3, Palagiustizia di Torino

Dopo un brevissimo ritiro, la Corte ha deliberato l’irrilevanza della documentazione ai fini del procedimento, sottolineando l’impossibilità di garantire la completezza della stessa e rigettando le carte dell’Olivetti Bis. Rifiutata anche la consulenza di parte richiesta dalla difesa per dimostrare che la macchina per scivere Lexikon 80, prodotta all’epoca dall’azienda, non fosse fabbricata con talco contaminato. La Corte ha deciso che, anche in questo caso, non sarebbe possibile verificare che le condizioni attuali del prodotto siano le stesse di quarant’anni fa.

MARTINA MEOLI

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