Nelle scuole gli insegnanti di sostegno ci sono, ma manca una reale formazione sul versante della disabilità. Il Piemonte però vuole guardare avanti. “Il Corso che presentiamo è unico in Italia, un modello di formazione fondato sulla persona in cui nessuno possa sentirsi escluso o considerato con minore attenzione”, sono le parole di Stefano Geuna, Rettore dell’Università degli Studi di Torino, che ha presentato oggi, giovedì 1 aprile, un percorso di studio orientato proprio a questo.
Cultura dell’inclusione e equità sociale, sono le basi del Protocollo d’Intesa tra Università degli Studi di Torino, Regione Piemonte, Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Università del Piemonte Orientale e Città Metropolitana di Torino. E’ stato presentato la mattina del 1 aprile, segnando un passo importante verso il mondo della disabilità, che ha sgomitato negli anni per ricavare un suo spazio nell’ambito dell’istruzione.
“Percorsi di formazione e focus specifici, volti a potenziare il numero di docenti di sostegno specializzati”, creare un pool di esperti sulla disabilità, su questo insiste Elena Chiorino, Assessore all’Istruzione e al Diritto Universitario della Regione Piemonte. Perché non difendere l’inclusione vuol dire tradire quei principi che la Costituzione stessa ribadisce nel campo del diritto all’istruzione. Un esempio virtuoso di collaborazione tra diverse organizzazioni unite per alimentare una sensibilità forte all’interno del campo formativo. Potenziare le competenze relazionali, riflessive e metacognitive: da qui parte la costruzione del docente inclusivo, obiettivo primario del corso. Un progetto che si affianca alla ricerca e alla didattica.
“La carenza di docenti specializzati sul sostegno in Italia è un problema reale”, a sottolinearlo Luisa Limone, Segretaria generale FCL CGIL Piemonte. Un vuoto scoperto che lede i diritti di chi, in quanto disabile, si trova esposto e limitato nelle prospettive di crescita. Incrementare i numeri guardando alla qualità, invertire una tendenza pericolosa, colmare una carenza strutturale. Saranno queste le sfide che i futuri ambasciatori dell’inclusione dovranno affrontare.