La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Allontanamento Zero, la proposta di legge che fa discutere

condividi

“Vogliamo dare massima centralità al nucleo familiare, puntando a ridurre il 60 per cento di allontanamenti anche attraverso un eventuale sostegno economico alle famiglie”. Così ieri, 13 gennaio, l’assessore alle Politiche della Famiglia e dei Bambini, Chiara Caucino, ha presentato in Commissione Sanità alla Regione il disegno di legge sull’Allontanamento zero.

Il disegno di legge è al centro delle polemiche già da alcune settimane, provocando la reazione dell’opposizione in regione, ma anche di molti ordini professionali, sindacati, accademici, pedagogisti, associazioni e avvocati. Proprio ieri questo fronte si è riunito nel comitato “Zero Allontanamento Zero”.

 

Ma cosa prevede il disegno di legge?

Il progetto prevede di “prevenire l’allontanamento con la redazione di un Progetto educativo personalizzato (Pef) senza il quale, salvo differente disposizione dell’Autorità giudiziaria, non sarà possibile procedere ad un allontanamento” e l’istituzione di “interventi di sostegno alla genitorialità con un progressivo superamento degli inserimenti in struttura”. Secondo il disegno di legge dovrà essere stilata una “valutazione multidisciplinare della situazione di disagio familiare con relazioni suffragate dall’autorità scolastica, da associazioni sportive, enti religiosi, per non “lasciare soli” i servizi territoriali in una decisione così traumatizzante come l’allontanamento”. Inoltre decreta l’”impossibilità di allontanamento di un minore per indigenza del nucleo familiare” e l’obbligo di “coinvolgere la comunità familiare fino al 4° grado di parentela negli affidi come prevede la legge dello Stato, che però nella maggior parte dei casi non viene, ad oggi, applicata”.

Il provvedimento poi prevede, per attuare le “misure che tutelano il diritto dei minori a crescere nell’ambito della propria famiglia di origine”, lo stanziamento di 9 milioni di euro per il 2020 e 12 per il 2021.

Secondo l’assessore Caucino è possibile ridurre gli affidamenti di bambini ad altre famiglie del 60%: “A parità di numero di minori, esistono Consorzi che allontanano anche tre volte in più rispetto ad altri. Vogliamo assolutamente evitare continui traumi ai bambini che già vivono situazioni di estrema difficoltà, sostenendo le famiglie attraverso i Piani educativi per le famiglie”.

 

Quali sono i dati sull’allontanamento dei minori dal loro nucleo familiare in Piemonte?

Secondo la Regione, al 31 dicembre 2018 i minori allontanati dalla famiglia di origine erano 2597: di questi, 1050 in comunità (800 italiani e 250 stranieri non accompagnati) e 1547 in affido.

Le principali cause di allontanamento riguardano: sistemi educativi e comportamenti non rispondenti alle necessità del bambino (19%), trascuratezza, incuria e/o assenza di una rete familiare adeguata (19,5%), maltrattamento (10%), sospetto abuso (4,5%), problemi sanitari di uno o entrambi i genitori (7,8%), problemi giudiziari di uno o entrambi i genitori (0,6%), gravi criticità nel percorso adottivo (1,4%), gravi problemi psicologici/fisici/comportamentali del minore (13,5%). C’è poi un 23,5% di minori stranieri non accompagnati, che dunque non rientrano nella categoria di allontanamenti su cui il disegno di legge può e vuole intervenire.

 

Cosa ne pensano gli oppositori?

Per gli oppositori, che ieri hanno creato il comitato “Zero Allontanamento Zero”, “è un’iniziativa che mina un sistema di eccellenza pubblico”. Secondo loro “l’affido familiare è concepito per non allontanare: significa dare a chi nasce in una condizione difficile una risorsa umana e sociale aggiuntiva”. Anche l’Ordine degli Avvocati è intervenuto, dicendo che si “rischia di dare una percezione sbagliata su quali siano i reali poteri degli assistenti sociali, che non possono agire in autonomia. È l’autorità giudiziaria ad assumere le decisioni”.

Il comitato ha rilevato nel provvedimento cinque punti critici. Il primo è che genera l’idea che con la prevenzione si possa arrivare a non allontanare più nessun minore, “mentre ogni bambino ha diritto di vivere in una famiglia adeguata”. Poi ritengono che non si possa diminuire del 60% l’affido, perché i problemi che lo rendono necessario “non si risolvono in tempi brevi né tanto meno con un mero contributo economico”. Il terzo punto di criticità riguarda il fatto che rallentare l’affido potrebbe creare più danni al bambino di quelli che risolve, come anche attendere le disponibilità all’affido dei parenti fino al 4° grado. Infine, non si prevede di investire su risorse e professionalità.

Per ora sono partite le consultazioni online, che si chiuderanno il 14 febbraio. Nel frattempo il Pd ha annunciato che farà il possibile per fermare la legge.

JACOPO TOMATIS