La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Alle Ogr un focus sul mondo del “Venture capital”

condividi

Investimenti cresciuti da 168 a 211 nell’ultimo anno, per un totale di 597 milioni di euro (521 milioni nel 2018). Sempre più investitori “attivi” (almeno un’operazione durante l’anno) e un capitale impegnato che tende a crescere nel corso del tempo – il cosiddetto “follow up” – a testimonianza di una sensibilità sempre più stabile nei confronti dell’innovazione.

È questo il quadro descritto questa mattina, 17 febbraio, alle Ogr di Torino in occasione del VentureUp Forum, l’evento promosso da Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) con la collaborazione di Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt e Intesa Sanpaolo Innovation Center.

L’appuntamento ha riunito istituzioni italiane ed europee, investitori, aziende e startup con l’obiettivo di approfondire i temi legati al mercato europeo e lanciare proposte per lo sviluppo del venture capital. “Che non è solo investire in settori ad elevato potenziale di sviluppo. Venture capital significa dare fiducia alle idee, puntare sulle start up per migliorare il rapporto con il cliente, valorizzare il capitale umano. I dati sono positivi ma c’è ancora molto da fare” ha dichiarato Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi, in apertura di giornata.

Il panel con cui è iniziato il forum ha visto anche la partecipazione di Giovanni Quaglia (presidente Fondazione Crt), Francesco Profumo (presidente Compagnia di San Paolo), Maurizio Montagnese (presidente dell’innovazione Center) e Gabriele Galateri (presidente di Generali Assicurazioni). Tutti concordi nel dire che le cose stanno cambiando, ma che il traguardo è ancora lontano.

“C’è bisogno di un patto fiduciario tra imprenditori, amministratori pubblici e studiosi. Finanza e ricerca devono viaggiare sullo stesso binario, ci vuole concretezza” ha spiegato Quaglia al moderatore Fabio Tamburini de Il Sole 24 Ore. “Deve diventare conveniente investire nell’innovazione”.

“Bisogna creare una cultura sistemica che porti finanziamenti stabili e costanti. È necessario promuovere nuove iniziative o stimolare quelle già in essere, coinvolgendo sempre più realtà statali e soggetti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti” ha aggiunto Profumo. In platea anche Giovanni Gorno Tempini (presidente Cdp) che parlerà nel pomeriggio.

“Occorre fare di più ma ce la possiamo fare, siamo tutti impazienti di vedere aumentare i nostri numeri. Bisogna correre e bisogna farlo velocemente. Abbiamo il dovere di recuperare il ritardo strutturale dell’Italia nel suo grado di innovazione. Per farlo ci servono competenze e risorse economiche” ha chiosato Montagnese. Intesa San Paolo ha portato la disponibilità di risorse da 100 a 250 milioni nell’ultimo anno, dando un segnale di grande fiducia nell’ambito.

Ma l’entusiasmo è rientrato quando Dario Scannapieco – presidente del Fondo europeo per gli investimenti – ha confrontato i dati del nostro paese con quelli globali. “In Italia si spendono in media 2,7 euro ad abitante per il venture capital. In Israele 300. Ma anche all’interno della Comunità Europea il confronto non regge: in Francia e Germania siamo sui 40 euro pro capite, arrivando a 75 in Gran Bretagna”.

In chiusura di mattinata il direttore generale di Ogr Massimo Lapucci risolleva gli animi. “Gli investimenti in innovazione sono un motore fondamentale della crescita economica. Le Ogr e gli altri hub strutturati che investono nel settore possono dare un grande contributo nella creazione di un ecosistema fertile. Dobbiamo coniugare competenze e progettualità per migliorarci giorno dopo giorno. Siamo contenti di aver portato a Torino un così importante momento di confronto e dialogo, vogliamo essere il collante tra il mondo delle idee e la loro concreta realizzazione”.

FEDERICO CASANOVA