Alice Basso è arrivata dalla cintura milanese a Torino nel 2006, l’anno delle Olimpiadi invernali, e ha trovato una città tirata a lucido e un lavoro con condizioni umane. “Ho scoperto qui per la prima volta cosa fosse una pausa pranzo!”, racconta ridendo. Nel capoluogo piemontese è diventata anche scrittrice e giovedì 10 maggio sarà ospite al Salone del Libro per presentare La scrittrice del mistero (Garzanti), il quarto libro della serie che vede protagonisti Vani Sarca e Romeo Berganza. Una ghost writer anomala e un commissario dall’impermeabile stropicciato ispirati dall’atmosfera torinese, i personaggi perfetti da far emergere dal lungo Po nebbioso per risolvere casi di rapimenti e assassini.
Come giallista – anche se lei preferisce definire i suoi romanzi “al massimo degli arancioni!” – Alice Basso è stata invitata a chiudere la 21esima edizione della Fabbrica di carta, il Salone del libro degli autori ed editori del Verbano Cusio Ossola, quest’anno intitolata Giallo nero italiano. Un tema scelto per cercare di avvicinare il pubblico più giovane, come spiega Renato Ponta, fra i membri dell’Associazione Libriamoci – Editori e Librai del Vco organizzatrice dell’evento. “Abbiamo portato 5mila titoli gialli ma non ha funzionato molto – ammette Ponta –. I giovani che partecipano sono sempre pochi. Ma riproviamo l’anno prossimo con il fantasy”. Eppure Alice Basso racconta di un pubblico adolescente “comunicativo, sfacciato e appassionato”.
I giovani leggono oppure no?
Anche se il mio pubblico è composto soprattutto da donne fra i 30 e i 50 anni, per le quali è più facile identificarsi con Vani, c’è una frangia di ragazze, dai 14 ai 19 anni, agguerrita. Con loro ho un dialogo costante sui social: mi danno dei pareri o mi chiedono consigli in modo molto aperto.
Usare i social non impedisce dunque di leggere?
No. Anzi: è vero che i lettori adolescenti non sono molti, però fra i lettori “forti” – divoratori seriali di pagine – i più forti sono proprio i giovani. Gli stessi che usano di più i social. E molti, ad esempio, sono arrivati ai miei libri attraverso i post che scrivo su Facebook: hanno funzionato come “caramelle” per attirare e incuriosire.
Quali social usa?
Facebook, soprattutto, mentre Twitter lo uso pochissimo. Ho iniziato a usarlo quattro anni fa per la musica (Alice Basso è anche cantante e autrice per due band, ndr), poi quando è uscito il primo libro Garzanti mi ha chiesto di partecipare un po’ attivamente alla promozione. Mi è piaciuto e ora ci scrivo con costanza, quasi tutti i giorni, e la risposta del pubblico è eccezionale.
Si parla spesso dei casi di violenza verbale sui social, cosa ne pensa?
Il problema è che manca una “etichetta per lo scritto”. Chi scrive frasi sgarbate spesso non è abituato a replicare scrivendo e non si rende conto delle reazioni che provoca con le sue affermazioni. Una volta ho scritto un post sul blog di una ragazza di cui, per scelta, ho detto solo il nome. Una signora lo ha commentato con due parole secche: “Giulia cosa?”. Voleva semplicemente sapere il cognome, ma la prima impressione è stata di una persona brusca e scortese, un effetto delle parole scelte di cui molti non hanno consapevolezza.
Si può intervenire?
Spesso siamo troppo tolleranti con l’incapacità di esprimersi per iscritto. Io non demonizzerei i social e penso che si possa mantenere un controllo della conversazione. Però c’è molta ignoranza sugli effetti delle parole, nel senso letterale di non sapere.
Le sono capitati casi di troll o stalker?
Sì, anche se pochi. Quando i messaggi diventano troppi mi limito a non rispondere, nel caso di polemiche aggressive invece cerco di essere pacata per riportare la conversazione su toni normali. A volte basta smontare l’idea pezzo a pezzo insieme a chi ti stava aggredendo per trovare un punto di contatto e lasciare l’accusatore completamente spiazzato quando si rende conto di cosa ha scritto.