Il sistema penitenziario italiano evidenzia diverse criticità, una delle quali riguarda il reinserimento dei detenuti all’interno del tessuto sociale dopo la scarcerazione. Il tasso di recidiva è incredibilmente alto: il 70% dei detenuti torna a commettere reati. Questo dato dà l’idea del fallimento del sistema rieducativo e di integrazione cui la pena dovrebbe tendere.
Eppure, le soluzioni ci sarebbero e sono persino meno costose di quanto lo Stato spende ogni anno per il funzionamento della macchina penitenziaria. Diversi studi concordano sul fatto che il lavoro, la formazione, il supporto psicologico concorrano a una significativa riduzione della percentuale di recidiva. Per i lavoratori che vengono impiegati da enti, aziende e cooperative esterne al carcere, questa diminuisce fino al 10%, se non oltre. Ne ha parlato con noi Gian Luca Boggia, che amministra proprio una delle cooperative che hanno deciso di investire nel potenziale inespresso dei detenuti del carcere “le Vallette” di Torino. I suoi quattro dipendenti, insieme a pochi altri privilegiati, hanno l’occasione di mettersi di nuovo alla prova, dare un senso alle proprie giornate e ricostruire a poco a poco il futuro che li aspetterà fuori da lì.