La bontà nel giornalismo è una qualità spesso sottovalutata. Per quanto difficile dire chi sia effettivamente il “buon giornalista”, porre la domanda è pur sempre un inizio. Essere buoni vuol dire avere empatia, la capacità di entrare in contatto con il prossimo, ma è anche avere l’onestà intellettuale di seguire la scelta che crediamo giusta.
In un giornalismo sempre più cinico, pensare nei termini della bontà può essere un gesto rivoluzionario.
La bontà: un piatto buono per una società migliore
La bontà è un concetto difficile da definire, ma può essere inteso in una doppia accezione: quella della bontà d’animo e quella del buono in senso gastronomico. La prima è una qualità morale, un concetto teorico, mentre la seconda è un fatto estremamente pratico, legato ai cinque sensi, nello specifico quello del gusto. Ma è possibile legare insieme le due diverse declinazioni? Magazzini Oz ha fatto di questo la propria missione.
Il progetto nasce a Torino nell’ottobre del 2014 in seno a CasaOz, onlus che da 15 anni si occupa di accoglienza e sostegno per bambini affetti da patologie e le loro famiglie. Enrica Baricco, presidente dell’associazione, decide di creare un progetto parallelo e indipendente che unisca la ristorazione di qualità al coinvolgimento di persone svantaggiate. La peculiarità dei Magazzini, infatti, è proprio quella di assumere nel proprio organico ragazze e ragazzi affette da disabilità e persone migranti. L’idea alla base di tutto è che imparare un mestiere, svolgere un servizio e sentirsi utili possa alimentare il senso di indipendenza e la crescita personale, soprattutto per quegli individui che altrimenti sarebbero isolati e incapaci di autodeterminarsi. Un altro principio guida è la bellezza come valore terapeutico: la sede dei Magazzini è in via Giolitti, nel pieno centro storico di Torino, in un palazzo del Settecento che negli ultimi anni è stato restaurato e ha ricevuto una seconda vita. Un ambiente suggestivo e affascinante per dipendenti e clienti, ma anche una metafora per chi ci lavora. Grazie ai MagazziniOz, molte persone hanno iniziato un nuovo corso.
Il progetto sociale non può esistere senza quello culinario: lo chef Luca Marin, dopo anni di studio, ha realizzato un menù multietnico e innovativo basato sulla cucina fusion. Ricette di tutte le tradizioni vengono presentate con l’idea che mangiando qualcosa di nuovo e di buono, la mente delle persone possa aprirsi alla diversità. Alla domanda su quale sia il suo piatto forte, Luca scrolla la testa e sorride: “Non ne ho uno. Una volta forse, ma adesso cambiamo integralmente il menù ogni 12 settimane. Praticamente, quando un piatto viene perfetto e abbiamo capito come si fa, passiamo oltre. Oggi quello che m’interessa è fornire qualcosa di nuovo, che impegni me e le ragazze e i ragazzi che lavorano qui”.