L’occhio è l’organo della vista, che a sua volta è uno dei cinque sensi, insieme a udito, olfatto, gusto e tatto. A un buon giornalista, servono tutti, spesso contemporaneamente. Grazie ai nostri occhi, vediamo il mondo. Tocca a ciascuno di noi decidere che cosa guardare. L’occhio del giornalismo non si chiude mai. Dovrebbe essere allenato a carpire le storie, a scomporle nei loro elementi fondamentali e poi a selezionare quelli significativi; ma dovrebbe anche riuscire a preservare quel pizzico di ingenuità da prime volte, quel guizzo curioso che gli consenta di scorgere – nel mare magnum del “già detto” – ancora un particolare nuovo.
Benedetta Barzini: “Non mi sono mai guardata, non mi interessa”
Tanti occhi l’hanno vista, altrettanti l’hanno cercata, pochi l’hanno guardata per davvero, spesso senza intercettare il suo essere autentico. A 79 anni, Benedetta Barzini – ex top model, primo volto italiano su una copertina di Vogue – ha le idee chiare e gli occhi ben aperti sul mondo. Nata nel 1943 a Porto Santo Stefano (in provincia di Grosseto), porta su di sé tutto il peso e tutte le responsabilità di un cognome ingombrante: lo stesso del padre e del nonno, due tra i più noti giornalisti italiani del ‘900. Della madre, Giannalisa Gianzana Feltrinelli, vedova di Carlo, non ha un buon ricordo: “La mamma è un mestiere, e se non lo fai sei solo quella che mi ha messo al mondo”, ha raccontato in diverse occasioni.
Esordì nella moda per caso, nel pieno degli anni ’60: passeggiando per una via di Roma, fu notata dalla direttrice di Vogue Italia, che la fece convocare a New York per un servizio fotografico con Irving Penn. Sotto l’ala della caporedattrice Diana Vreeland, Barzini trascorse cinque anni nella Grande Mela, dove entrò in contatto con molte personalità interessanti, del calibro di Andy Warhol e Salvador Dalì.
Rientrata in Italia, divenne una delle modelle preferite di Ugo Mulas e spese tante delle sue energie per il movimento femminista degli anni ’70. Grazie ai suoi studi e alle sue riflessioni, ma anche al bagaglio di esperienze accumulate, mantenne sempre acceso un occhio critico sulle contraddizioni del mondo, non solo della moda. Le raccontò in due libri e numerosi articoli giornalistici, oltre che nelle sue lezioni universitarie a Urbino e alla Naba (Nuova accademia di belle arti) di Milano.
Ora che l’età matura le ha donato il tempo per la lentezza, per la riflessione e il distacco, Barzini ha inventato “Il Pensierificio”, un ciclo di sei incontri che si svolgono a Milano e a Torino, nati per stare insieme e confrontarsi, creando spazi di ragionamento condiviso con il pubblico. Tanti argomenti, un solo format: il dialogo senza pregiudizi. Per guardare il mondo con occhi diversi.