La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

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Valore del giornalismo, giornalismo di valore. Cambiando l’ordine dei sostantivi cambiano i significati, non l’importanza che entrambi hanno per il mondo dell’informazione. Si tratta di due binari paralleli che se sommati danno vita a un lavoro di qualità. Da una parte il giornalismo ha il compito di raccontare fatti che sia importanti, che abbiano un valore per i lettori, “unici padroni” del giornalista. Dall’altro, chi fa informazione ha la responsabilità di valorizzare le storie, le vite, gli eventi meno conosciuti che altrimenti non riceverebbero l’attenzione che meritano.

Fuori dalla storia: lavoratori Ex Embraco, storia di un abbandono

Era il 1867 quando Karl Marx pubblicava la prima edizione de “Il Capitale”, in cui veniva enunciata la celebre teoria del plusvalore, secondo la quale il capitalista si appropria illegittimamente di una parte della forza lavoro. Da lì sono partiti a quasi due secoli di lotte sindacali e progressivo riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Ma ci sono momenti in cui le lancette della storia sembrano scorrere all’indietro, e la vicenda dell’Ex Embraco di Riva di Chieri è uno di questi.

Una storia che si è conclusa definitivamente lo scorso 22 maggio, con la dichiarazione di fallimento e il licenziamento di tutti i quasi 400 donne e uomini che a quella fabbrica avevano dedicato la vita. Il riconoscimento giudicato adeguato è stato di 5mila euro netti, in cambio della rinuncia definitiva a qualsiasi ulteriore rivalsa. Anni di battaglie sindacali e promesse politiche sono evaporate nel modo più mesto, gli operai sono stati abbandonati a loro stessi, e tra le mille difficoltà provano a ricostruirsi un presente e un futuro.

Le inevitabili difficoltà e incertezze economiche sono solo una parte del problema. Il vero elemento di frustrazione è rappresentato dalla sensazione di inutilità a cui non lavorare ti condanna. “In questi mesi ho fatto almeno 60 colloqui – racconta Gianluca Ugliola, 54 anni – anche due o tre nella stessa azienda: tutti sembrano disponibili ma alla fine si concretizza poco. É chiaro che dopo più trent’anni di lavoro ti senti veramente avvilito, ti fanno sentire un fallito, tutti i sacrifici di una vita sono stati buttati in un tombino”. Gianluca è uno dei circa 50 dipendenti che ha rinunciato ai 5mila euro, decidendo di proseguire la causa contro l’azienda. La sua è prima di tutto una battaglia contro la storia: “Sono passati più di cento anni dalla Rivoluzione Industriale quando si combatteva per i propri diritti: adesso che questi dovrebbero essere acquisiti arrivare a questo punto mi sembra una cosa fuori dalla storia”.

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