La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

#abcfutura / 17 Tempo

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Nell’ambito giornalistico, il concetto di tempo è fondamentale in due sensi. In primo luogo, nell’accezione di tempismo, di reattività, perché la velocità di esecuzione in questo mestiere è importantissima e può fare la differenza tra una buona e una cattiva informazione. In seconda istanza, se è vero il suo inesorabile scorrere non va misurato in ore e minuti ma in trasformazioni, il tempo definisce i cambiamenti di un giornalismo che – in questo periodo storico più che mai – muta continuamente pelle e stravolge i suoi linguaggi.

Intelligenza artificiale e dati sintetici: un caso torinese

La tecnologia scandisce da sempre i cambiamenti della nostra società. Così come definisce i metodi e gli strumenti legati al giornalismo, allo stesso modo ha un impatto decisivo sulla nostra vita quotidiana. In questo campo, uno degli assi attorno ai quali si sta delineando la traiettoria futura dell’essere umano (le sue abitudini e le sue ambizioni) è quello dell’intelligenza artificiale.

Quest’anno, a fronte di un contesto globale fortemente condizionato dalla crisi dei semiconduttori, la ricerca in questo settore ha indebolito la sua spinta propulsiva. Si tratta di una situazione, ad ogni modo, solo temporanea: con la pandemia si è registrata una crescita di interesse per il mercato del data analysis (che permette l’integrazione e l’elaborazione di dati eterogenei) e sono tante le startup nate con l’obiettivo di crescere nei prossimi anni.

Un esempio è Clearbox Ai, realtà con sede a Torino (nata nel grembo dell’incubatore I3p del Politecnico) che si occupa dello sviluppo di algoritmi «etici» destinati alle aziende. La sua specialità sono i dati sintetici: si tratta di dati informatici che differiscono da quelli tradizionali perché vengono generati artificialmente e non sono raccolti in maniera “classica”. In pratica, vengono creati dal software “imitando” il mondo reale e producendo materiale inedito a partire da una base di informazioni raccolte manualmente (per esempio, semplici ricerche quantitative sul numero di incidenti in un certo tratto stradale).

In questo modo, il prodotto che ne deriva risulta esente da qualsiasi tipo di relazione diretta con l’input originale. In un mondo che richiede sempre più dati digitali per lo sviluppo tramite apprendimento automatico (machine learning) delle intelligenze artificiali, i vantaggi di questa tecnologia sono evidenti.

La fondatrice di Clearbox Ai si chiama Shalini Kurapati, un’ingegnera indiana di 34 anni che ha scelto il capoluogo piemontese per la sua avventura imprenditoriale. È entrata a far parte della “50 woman techEU”, la classifica stilata dalla Commissione europea sulle personalità femminili alla guida delle realtà tech più interessanti dell’Unione.

L’anno scorso, la Commissione ha presentato la proposta di Regolamento in materia di Intelligenza Artificiale per disciplinare lo sviluppo, l’utilizzo e la commercializzazione dell’intelligenza artificiale. Anche in Italia, i dati parlano chiaro: il mercato che ruota attorno all’IA è cresciuto del 27% nel 2021 e ha raggiunto quota 380 milioni di euro, con un raddoppio in soli due anni. Questo exploit è stato commissionato da imprese italiane per il 76% (290 milioni di euro) e in forma di progetti di export per il 24% (90 milioni). Inoltre, il nostro Paese ha compiuto un importante passo avanti avviando il Programma Strategico per l’intelligenza artificiale 2022-2024, un piano che identifica 24 politiche da implementare nel prossimo triennio per potenziare la base di partenza.