È stata inaugurata questa mattina, 4 febbraio, la seconda edizione del Master internazionale per la protezione dei beni culturali in situazione di crisi. I beni culturali sono, secondo la Convenzione dell’Aia del 1954, patrimonio comune dell’umanità. Nonostante la loro distruzione sia stata definita un crimine di guerra, negli ultimi anni sono ricorrenti le notizie di beni culturali danneggiati irrimediabilmente in Medio Oriente o in Africa. In Italia, uno studio del 2017 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale considera invece esposti a rischi naturali circa 40mila beni culturali.
Per formare figure professionali capaci di dare risposte specifiche a questa emergenza, importante soprattutto per un paese ricco di patrimoni come l’Italia, dal 2019 è nato a Torino il primo Master in Cultural property protection in crisis Response. Il corso nasce dalla collaborazione dell’Università degli Studi di Torino con la Suiss (Scuola Universitaria di Scienze Strategiche), Corep, Istituto internazionale di diritto umanitario, Centro conservazione e restauro La Venaria Reale Esercito e Comando Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, con il sostegno di Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt.
La classe di quest’anno è formata da 15 studenti provenienti da 8 Paesi: oltre all’Italia, Polonia, Ciad, Etiopia, Sudan, Sri Lanka, Nepal e Vietnam. Il professor Edoardo Greppi, direttore del master, sottolinea le caratteristiche multidisciplinari del corso, articolato in sei moduli di giurisprudenza, economia, sociologia, informatica e gestione: “La nostra è una realtà unica, aperta a studenti di tutto il mondo perché la tutela del patrimonio culturale ci chiama in causa tutti e richiede competenze specifiche per far fronte a situazioni come conflitti o calamità naturali”. Tra gli iscritti ci sono due ufficiali dell’Esercito e due dell’Arma dei Carabinieri. Sulla formazione di classi miste con civili e militari si è soffermato il Generale di Divisione Salvatore Cuoci, Comandante del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito: “Il master prevede classi così composte perché l’Esercito e le unità specializzate dei Carabinieri sono le prime a intervenire per proteggere i civili e i beni. È giusto che questa opportunità di formazione sia offerta in modo particolare a loro”.
Il master si chiuderà il prossimo ottobre con la presentazione di un progetto di tesi da parte di ognuno degli studenti.