L’Università di Torino segna una svolta epocale nella storia della medicina. È infatti la prima nel mondo a proporre un corso di tecnica chirurgica basato su una piattaforma di simulazione che integra strumenti digitali e fisici, attraverso realtà aumentata e tecnologia 3D. Si tratta della UpSurgeOn Academy, inaugurata martedì 16 febbraio nell’antica sala Settoria di Anatomia umana dell’ateneo torinese, grazie a Diego Garbossa (Direttore Neurochirurgia U-AOU Citta’ della Salute e della Scienza di Torino) con il supporto di Alessandro Vercelli, Vice Rettore vicario alla Ricerca Biomedica.
I giovani neurochirurghi potranno eseguire i loro primi interventi cranici non più sui cadaveri, ma su riproduzioni anatomiche del corpo umano realizzate dalla start-up italiana UpSurgeOn, fondata nel 2017 da Giannantonio Spena (Direttore del Dipartimento di Neurochirurgia di Lecco) e Paolo Raimondo (l’attuale vice Presidente dell’azienda). Con l’aiuto dei due simulatori ibridi BrainBox e Anatomy Touch, attivati dalla tecnologia che il Ceo Federico Nicolosi definisce “Scientific 3D Modelling”, gli specializzandi possono fare pratica: “La realtà aumentata consente loro di visualizzare e interagire con i risultati da tablet e smartphone, ovunque si trovino”, spiega il prof. Garbossa.
L’obiettivo è permettere agli studenti di acquisire in meno tempo abilità che di norma richiedono anni di esercizio, abbattendo i costi della formazione e garantendo maggiore qualità e sicurezza al lavoro: quando opereranno sui pazienti, i chirurghi avranno già ripetuto le procedure varie volte grazie alla realtà simulata e questo ridurrà il margine di errore. Tema cruciale, se si pensa che circa il 19% delle cause legali in medicina riguarda la neurochirurgia.
“Per noi è stata un’esperienza nuova e molto formativa”, racconta Salvatore Petrone, allievo del dott. Garbossa, al quinto anno della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia. “La tecnologia UpSurgeOn tiene insieme vari elementi: il simulatore è rigenerabile e consente di sostituire le parti utilizzate, ma la vera novità è l’app, fondamentale per studiare le diverse fasi dell’intervento, a partire da preparazione e posizionamento del paziente, fino ad arrivare all’analisi microscopica dei tessuti e poi alla sutura”. Durante la giornata organizzata dall’Università di Torino, Petrone e i suoi colleghi hanno potuto sperimentare un prototipo del simulatore che prevede di aggiungere, nelle prossime versioni, anche la parte patologica: “Lavorare su modelli anatomici sani – come accade con i cadaveri – è meno utile dal punto di vista formativo”, specifica Petrone. “Disporre di modellini con aneurismi o altre malattie del cervello porterà UpSurgeOn a superare le potenzialità della dissezione organica, che nel periodo della pandemia è molto complessa da immaginare”. La tecnologia viene in soccorso, e rende possibile ciò che fino a pochi anni fa era pura fantascienza.