La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

“A Riveder le Stelle”: il docufilm piemontese sul clima arriva in sala

condividi

Un esperimento a metà tra documentario e film, totalmente piemontese e dedicato all’ambiente. “A Riveder le Stelle” è un progetto di Emauele Caruso, regista e produttore di “Obiettivo Cinema”, ambientato in Val Grande e vede la partecipazione di molti ospiti. Realizzato nel 2019, il documentario ha dovuto aspettare due anni per vedere il buio della sala, ma finalmente la proiezione è stata fissata per il 3 marzo prossimo in 30 sale piemontesi, per poi essere gradualmente distribuito in tutta Italia.

Tra i membri del cast, sono stati coinvolti l’attore Giuseppe Cederna, il dottor Franco Berrino e l’attrice Maya Sansa. Attraverso un percoso incontaminato di circa 30 km, i protagonisti hanno deciso di abbandonare le comodità della vità cittadina per riscoprire un contatto più profondo con la natura, che poi, come racconta il dottor Berrino, è un incontro anche con se stessi. Attraverso questo viaggio, si evidenziano quelli che sono gli effetti del cambiamento climatico in un luogo a noi vicino come la Val Grande nel Piemonte.

Emanuele Caruso racconta come sia affezionato al tema di cui parla il film e di come l’argomento abbia ispirato anche la modalità di realizzazione: per impattare di meno sull’habitat delle riprese, il regista ha deciso di realizzare il suo lavoro utilizzando solo due smartphone e un drone, riducendo enormemente consumi, costi ed emissioni.

“A Riveder le Stelle” in realtà è già uscito una volta in sala, ma per una parentesi brevissima: un anno fa, per soli due giorni, ha avuto la possibilità di essere proiettato, salvo poi tornare sotto chiave a causa delle nuove restrizioni dovute al Covid. In quella breve parentesi però è stato il film più visto al cinema in italia, registrando attirttura 220 prevendite in una sala di Domodossola. Oggi in attesa del ritorno, sono già stati prenotati 1000 biglietti.

“Oggi più della metà della popolazione mondiale vive in città, e il suo contatto con la terra è il contatto con l’asfalto – racconta il dottor Franco Berrino, medico esperto di alimentazione –. Non sappiamo più dove sorge il Sole e dove tramonta. Cento anni fa, metà della popolazione faceva l’agricoltore, oggi solo il 4% dei lavoratori. Oltretutto, non sono più i contadini di una volta, sono condizionati dall’industria dei fertilizzanti, dei pesticidi, si allontanano dal rapporto con la natura. L’esperienza di “A Riveder le Stelle” ci ha riportato a un rapporto diretto con la terra. È il contatto che ci permette una connessione con l’universo, un senso di appartenenza a questo universo. Il viaggio è stato bello perché anche con gli altri partecipanti, in un piccolo varco della coscienza, si percepiva la connessione. Il contatto con la natura è curativo, in particolare con la natura dove non c’è l’uomo. Una volta lì c’erano contadini e pastori, ora solo ruderi. Più ci si allontana dall’esperienza umana e più c’è questa sensazione di esistere come persone. La sensazione di tornare a rivedere le stelle. La percezione dell’amor che muove il Sole e l’altre stelle”.

Massimo Bocci, direttore del Parco della Val Grande dove si ambienta la storia, ha espresso parole di grande sostegno: “Sono molto contento che l’uscita sia stata fissata per il 2 marzo, perché il Parco Val Grande quel giorno compie 30 anni. Quando abbiamo visto il progetto, molto attuale, non abbiamo avuto dubbi sul sostegno. Emanuele ci farà fare un viaggio dove c’è una natura prorompente e ci farà riflettere sulla realtà dei cambiamenti climatici”.

Il regista racconta come il lavoro sia stato molto faticoso proprio perché realizzato con pochi mezzi a disposizione, ma aggiunge che, nonostante il dispiacere per le continue proproghe dovute alla pandemia, proprio grazie a questa il film nel tempo è migliorato: “Oggi è possibile credere nel pericolo del cambiamento climatico, perché già una volta un evento imprevedibile ha cambiato in poco tempo la nostra vita. Prima avremmo creduto che alcuni discorsi del film fossero improbabili, dopo il covid tutto sembra molto più realistico”.

“Il film ha la capacità di raccontare un luogo meraviglioso – commenta Paolo Manera, direttore della Piemonte film Commission, partener del progetto –. L’esito cinematografico è impressionante e racconta luoghi e protagonisti e credo che avrà un forte effetto di promozione di questi temi presso il pubblico. Invita a conoscere e vivere i nostri luoghi”.