Il settanta per cento dei rifiuti raccolti nella pulizia delle strade è costituito da inerti di vario tipo: dalle foglie, alla sabbia, alla ghiaia, fino ai ciottoli o ai residui di inerti da edilizia. E possono essere riciclati. A Torino sarà possibile farlo nel nuovo impianto che è stato presentato presso la sede di Confservizi Piemonte e Valle d’Aosta, giovedì 27 febbraio. Sarà situato nella zona ovest dell’area metropolitana di Torino, a Druento, dove è già presente un’area impiantistica per il trattamento dei rifiuti.
In passato, quel sito era stato al centro di un caso. L’impianto destinato alla trasformazione della parte organica dei rifiuti urbani in compost era stato individuato come responsabile dei cattivi odori e del conseguente peggioramento della qualità dell’aria di Druento e dintorni. Per questo, nell’aprile del 2012, era stato disposto il sequestro preventivo della struttura di compostaggio di Cidiu (Centro intercomunale di igiene urbana), con l’obiettivo di essere ristrutturata.
Due anni fa, il Cados (Consorzio ambiente Dora Sangone) – che gestisce i rifiuti urbani di 54 comuni nella zona ovest di Torino – era riuscito ad ottenere 6 milioni di euro da finanziamenti Pnrr – come spiegato da Sara Norberti, direttrice del consorzio – per realizzare il più grande impianto del Piemonte per il recupero delle terre da spazzamento. Il Cados, come ha ricordato Emanuele Gaito, sindaco di Grugliasco, è un consorzio di comuni che svolge funzioni di governo e coordinamento dei servizi per assicurare la gestione integrata dei rifiuti urbani per 334mila persone, distribuite su una superificie di 1480 km². In origine, l’impianto doveva essere concluso entro il 2024, ma la data di fine dei lavori è slittata al termine del 2025. Nonostante ciò, Stefania Alemani, dell’ufficio impianti di recupero della Città metropolitana, rassicura essere una struttura moderna, in linea con le normative vigenti.
Il nuovo impianto è pensato per recuperare ogni anno fino a 30mila tonnellate di rifiuti – circa l’80% del fabbisogno del Piemonte – dalla composizione molto variabile, che altrimenti finirebbero in discarica o nelle strutture dedicate al loro trattamento situate in altre regioni. Si otterranno così materiali di qualità conformi alla normativa dell’Unione europea. Per fare questo però è necessario un lavoro congiunto tra realtà quali il Cidiu e il Cados e l’amministrazione a livello regionale, come ha sottolineato Matteo Marnati, assessore all’Ambiente della regione Piemonte. Una via sembra essere stata tracciata e Paolo Foietta, presidente dell’Autorità rifiuti Piemonte, ne è convinto: “Le terre da spazzamento, chiaramente, non devono essere bruciate. Premesso che i migliore rifiuti sono quelli che non vengono proprio prodotti, l’unica strada per trattarli è far funzionare al meglio impianti di questo tipo”.