Un breakfast and talk apre la seconda edizione del Festival internazionale dell’economia. Un format nuovo, per fare cultura e divulgazione, vede protagonista l’Università di Torino che, con Universo, ha costruito uno spazio di confronto tra l’Ateneo, la città e il territorio.
Il tema di quest’anno sarà “Ripensare la globalizzazione”, un’occasione per “cogliere le pieghe più controverse del mondo neoliberale globalizzato, dando spazio ai giovani anche non conosciuti al grande pubblico”, dice Pietro Garibaldi, fondatore di Tolc.
Ospiti dell’evento sono Mario Cedrini e Luca Fantacci, rispettivamente professori di storia del pensiero economico e di storia economica presso l’Università di Torino e l’Università di Milano. Il tema della conoscenza del passato si lega a una comprensione accurata del presente, più che mai necessaria per affrontare le sfide sempre più difficili del futuro. “La storia è un serbatoio per attingere soluzioni per oggi”, spiega Cedrini, mentre introduce il secondo relatore. Autore, insieme a Massimo Amato di Fine della finanza, Fantacci ha riassunto la storia economica, dal Secolo breve fino a oggi, ponendo in evidenza i momenti cruciali che hanno determinato i problemi del presente. Da un lato “la mancanza di una moneta unica internazionale” e, dall’altro, “un regime in cui il dollaro continua ad avere centralità in molti aspetti del sistema monetario internazionale, che ha determinato una preminenza e gli Stati Uniti, e consentito loro di esercitare un’egemonia”.
“Il sistema monetario internazionale – prosegue Fantacci – è un po’ come il tessuto connettivo delle relazioni economiche e internazionali, come la lingua, attraverso cui le relazioni internazionali si dispiegano sul piano dell’economia. Quindi è quel sistema di regole e di istituzioni che consente di effettuare degli scambi, di stipulare dei rapporti di debito credito, di effettuare dei pagamenti da un paese all’altro per potere interagire e per stabilire delle relazioni significative sia di scambio, sia di investimento.” Secondo il professore, il fatto di operare in assenza di una moneta propriamente internazionale, crea all’interno di queste relazioni uno spirito di dissimmetria, che si riflette in molti ambiti. “L’aspetto più vistoso è il persistere di squilibri fra stati, dato dal fatto che il mondo si divida in paesi creditori e paesi debitori, creando delle faglie di tensioni politiche e sociali.”
Ma anche gli esperimenti di moneta unica hanno conosciuto dei punti di debolezza: “L’Euro – spiega Fantacci – ha creato delle fratture che sono cresciute per tutto il primo decennio di esistenza della moneta unica e sono esplose nella crisi dei debiti sovrani nel 2011.”
Con la nascita delle criptovalute, sono state delineate nuove opportunità, ma anche nuovi rischi per l’economia. Se da un lato hanno offerto la possibilità di risolvere il problema dell’assenza di un sistema monetario internazionale, unendo il pagamento contante con quello elettronico, dall’altro rischiano di riprodurre i limiti del gold standard, in particolare quello della scarsità della moneta, responsabile della deflazione. Da lì, la necessità, secondo Fantacci, di creare una moneta virtuale direttamente gestita dalle banche centrali, rispondendo così alle crescenti sfide poste da nuovi attori internazionali, come la Cina. “Le politiche iper espansive delle banche centrali – conclude – hanno creato diseguaglianze, dando denaro non a chi ne ha bisogno, a banche private o mercati. Cambiando modalità di elargizione della moneta si può risolvere un problema, ancora oggi, endemico nel mondo”.